sabato, marzo 19, 2011

"Breve vita al fotovoltaico!!! CHEERS!!!"


Da giugno 2011 verrà attuata una drastica diminuzione agli incentivi statali per il fotovoltaico.
Entro aprile 2011 il governo stabilirà la nuova quota di incentivi e la loro "distribuzione" negli anni.

Per inciso, fino a fine 2010, l'Italia aveva incentivi tra i più alti al mondo. Questi hanno comportato un drastico aumento delle installazioni che rischia di creare una "bolla" simile a quella spagnola, in cui, l'anno successivo al concentratissimo picco massimo, si è avuta una disastrosa diminuzione.
Mai che imparassimo da chi sa fare meglio di noi (leggi Germania), la quale, dal 2003, ha portato avanti una coerente politica di incentivi che l'ha portata gradualmente ad avere il doppio della nostra potenza installata.

Per non rovinare quanto fatto fin qui, si è trovata una parziale soluzione.
L' articolo 2-sexies della legge 41/2010 (cosiddetto decreto salva Alcoa) prevede che sia applicata l' incentivazione prevista dal precedente conto energia agli impianti la cui dichiarazione di avvenuta installazione fosse pervenuta al gestore della rete (ENEL) entro il 31 dicembre 2010, e la cui entrata in funzione non superasse la scadenza di giugno 2011.
Tale provvedimento potrebbe non essere del tutto insensato.
La ratio potrebbe stare, vista la "necessità" di diminuire drasticamente gli incentivi , nel preservare l'economicità di progetti intrapresi prima di fine 2010 e che, con le nuove tariffe, sarebbero divenuti molto meno convenienti, quando non sconvenienti.
Nulla di sbagliato se non fosse stato per la quota di italianità presente in tutto questo.
Infatti, la dichiarazione di avvenuta installazione non doveva essere corredata di prove e non era soggetta a verifica (italianità dei governanti- è risaputo che da noi l'autocertificazione,purtroppo, non funziona), e quindi, ovviamente, numerosissime sono state le false dichiarazioni che riguardavano impianti i cui pannelli erano ancora bellamente riposti negli scatoloni (italianità degli utenti).

Ma, arriviamo alle motivazioni del taglio drastico.
Il governo sostiene che la ragione dei tagli stesse nella non proporzionalità tra il peso in bolletta degli incentivi per il fotovoltaico (per chi non lo sapesse gli incentivi li pagano i contribuenti) e la potenza installata. Questi incentivi avrebbero pesato nel 2011 per l'11% della bolletta elettrica.
Insomma, è stato fatto un favore ai cittadini.
Tralasciando la questione energetica (ormai si sarà capito che sono per l'"impacchettamento" di tutti i tetti di Italia), voglio entrare nel merito delle componenti di questo surplus in bolletta.

Per fare ciò bisogna introdurre due argomenti: CIP6 e decommissioning del nucleare.

Il CIP6 è una delibera del Comitato interministeriale per i Prezzi adottata in data 29 aprile 1992, in cui sono stabiliti i prezzi incentivati per l'energia prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate.
Ma che cosa vorrà mai significare questo "assimilate"???
Per capire bisogna prima evidenziare il fatto che l'Italia sia l'unico paese dell' Unione Europeache prevede incentivi per la produzione di energia da termovalorizzatori e impianti a carbone, e, per aggirare i ragionevoli dubbi dell' Unione su come cavolo possa essere considerata energia pulita quella prodotta dalla componente inorganica dei rifiuti,per non parlare di quella prodotta con il carbone, si è ricondotto tale procedimento alla legislazione in materia di trattamento dei rifiuti (che prevedrebbe incentivazione diversa da quella per l'energia).
Inoltre, l'Unione ha sollevato perplessità anche per ciò che riguarda le modalità di incentivazione, sostenendo che sia distorcente il normale funzionamento del mercato.
Infatti, è garantito l'acquisto dai fornitori a prezzo maggiorato da parte dello stato (attraverso il contributo pagato in bolletta), anche se l'energia rimane invenduta. Vi sfido a riuscire a non trovare l'incoerenza.

Passando ora alla questione del decommissioning del nucleare, con questa espressione si intende il costo derivante dalla chiusura degli impianti nucleari pre-referendum. Anche qui non sono state poche le perplessità europee.
Infatti, l'europa riconosce il diritto al rimborso statale per quelle imprese che, a cavallo del referendum, avevano centrali in costruzione, ma sostiene anche che tale rimborso (che viene pagato in bolletta dai cittadini), sia eccessivo, perché pagherebbe anche la parte di costi inerenti la gestione dei rifiuti che, invece, avrebbe dovuto essere di competenza degli operatori nucleari prima della chiusura delle centrali e durante la loro dismissione.

Tirando le somme, il vantaggio che se ne trarrebbe in bolletta sarebbe di molto inferiore al tanto declamato 11%.

BRINDIAMO DUNQUE ALLA MORTE DEL FOTOVOLTAICO!!! CHEERS!!!

Massimo McMutton

giovedì, marzo 17, 2011

Quel paese di SANTI,POETI,NAVIGATORI e...patrioti.


Oggi ci si scopre nuovamente italiani, come se in tutti questi anni avessimo trascorso altrove la nostra esistenza.
Un nuovo corso per l'attaccamento alla patria?
Per rispondersi, a mio avviso, si deve prima riflettere sull'accezione moderna del concetto di "patriota".
Il patriota è, per definizione, colui che antepone l'interesse nazionale a quello particolare. Ciò che varia nel tempo è solo la modalità con cui tale soggetto espleta la sua funzione.
Si capisce, quindi, che l'inno nazionale rischia di ritrovarsi ad essere una bellissima conchiglia vuota, se non la si riempie di intenzioni e, cosa più importante, di gesti!!!

Per dare l'idea di come, a volte, forma e sostanza non corrano alla stessa velocità, vorrei portare alla vostra attenzione l' esperienza vissuta ieri durante le celebrazioni tenutesi a Roma per il centocinquantenario d'Italia.
Partiamo dal mio arrivo all'uscita Metro "Colosseo".
Appena messo naso fuori il cancello, subito sono stato colto da "Sindrome di Stendhal" nel vedere stagliarsi nel cielo quell' eccezionale prodotto del genio umano qual'è l'Anfiteatro Flavio.
Immediatamente ho colto in me la stranezza (chi mi conosce sa bene che non ho mai lesinato dure parole per il nostro paese) di sentirmi fieramente parte di questa italica collettività.
Una celebrazione che nasce sotto i migliori auspici, ho subito pensato.
Successivamente, mi sono recato, come tutti, al Vittoriano. Stesso malessere, diverso capolavoro.
Mai viste tante bandiere italiane dal lontano 9 Luglio 2006!!!
Wow... Non solo buoni auspici...anche buoni sviluppi!!! Alla grande!!!
Di li a poco hanno cominciato a risuonare le gloriose note de "Il canto degli Italiani".
L'ho cantato tutto (tranne gli odiosissimi "poropoppoppoppoppò" e "si" finale).
Passate le gloriose note dell'inno, magistralmente interpretate dalla banda interforze, si è presentato sul palco il buon Ministro della Difesa Ignazio La Russa, giusto in tempo per prendersi la sua quotidiana carriola di fischi. Che platea di comunisti!!!
Subito dopo è stato il turno del sindaco Alemanno che, in uno scatto estremo di romanità, ha esclamato: "che c'avete dieci euro paaa benza???"
Ma, proprio sul punto dell'orgasmo nazionalista, mi sono voltato ("c'è sempre qualcosa dietro"), e, ai margini della bellissima aiuola antistante l' Altare della Patria e Palazzo Venezia, prontamente agghindata tricolore, ho visto lo scempio...
HORRIBILE VISU!!!

DUE BOTTIGLIETTE DI PLASTICA PRONTAMENTE ABBANDONATE A SE STESSE e private della possibilità di una nuova vita!!!

Direte voi (spero solo alcuni pochi): e che c'entreranno mai due misere bottigliette con la patria???
TUTTO!!!

Si è cattivi cittadini, e,quindi, non degni di prendere parte alle celebrazioni della nazione che non si rispetta, tutte quelle volte che ci si rivela incapaci di comportasi in maniera civile.
Anzi, se non si è civili (civilis), non ci si può proprio considerare cittadini (civis).

E non si è cittadini ogni qual volta si butta qualcosa per terra (vi piacerebbe il Colosseo coperto di monnezza???). Non lo si è ogni qual volta si butta nel contenitore dei rifiuti indifferenziati tutto ciò che andrebbe destinato al riciclo.

NON SI E' CITTADINI OGNI QUAL VOLTA SI PERPETRA ,O SI AVALLA, UN QUALSIASI COMPORTAMENTO LESIVO DEL BENESSERE DELLA COLLETTIVITA'.

Allora, vi pongo una domanda: siamo sicuri di poterci considerare patrioti???

Massimo McMutton

martedì, marzo 15, 2011

Energia pulita vs nucleare: non può essere uno scontro partigiano

Come ben sappiamo,o sarebbe il caso che sapessimo, a breve saremo chiamati alle urne per espletare la nostra funzione di cittadini.

Prima di entrare nel merito delle argomentazioni, voglio concedermi una considerazione.
Non esisterà nessuna plausibile giustificazione per il non essere andati a dire la propria.
Ancor più perché, dati gli incessanti appelli che denunciano la sempre più fragile tenuta della democrazia (parola di derivazione greca formata da demos=popolo e kratos=potere), il referendum è lo strumento principe di partecipazione popolare alle decisioni collettive.

Il referendum in questione tratterà tre argomenti vitali: nucleare (di cui si parlerà in questo post);acqua pubblica(2 referendum); legittimo impedimento.
Come detto, mi sto proponendo di trattare l'argomento "nucleare".
Non cercherò facili consensi bollando irrazionalmente come del tutto insensata l'idea di un ritorno al nucleare, basando le conclusioni su un puro spirito di parte.

C'è da focalizzare prima il vero problema da affrontare, e tale problema si chiama "dipendenza dai combustibili fossili".
Questi stanno cominciando non troppo lentamente a terminare.
Inoltre, sono molto inquinanti, e anche solo quest'ultima motivazione potrebbe/dovrebbe bastare per far decidere di abbandonarli
Le centrali termoelettriche, alimentate dai suddetti combustibili, continuano ad essere il metodo principe di produzione di energia elettrica.

Tirando le somme, quindi, c'è un determinato fabbisogno energetico che va soddisfatto.
Tale fabbisogno, inoltre, deve poter essere soddisfatto senza ricorrere a produzioni che richiedano l'utilizzo di combustibili fossili.

I sostenitori del nucleare hanno dalla loro la nota elevatissima capacità produttiva.
C'è da premettere, però, che non si sta parlando di ricominciare ad utilizzare centrali inutilizzate. Si sta parlando di spendere soldi pubblici per costruirne di nuove. Soldi pubblici che potrebbero essere indirizzati su progetti più ecocompatibili, e che dovrebbero esservi indirizzati anche se i costi degli altri metodi produttivi fossero più elevati.
Infatti, si sa che prerogativa delle istituzioni è quella di finanziare progetti anche in perdita (compensando con la pressione fiscale), se se ne guadagna in bene collettivo.
Per non parlare del costo dovuto alle esternalità negative procurate dal nucleare (scorie), che viene sistematicamente non quantificato e non monetizzato e che colmerebbe in parte l'eventuale gap.
C'è anche da considerare quella che alcuni definiscono sindrome N.I.M.B.Y (Not in my back yard), ossia, quel modo di comportarsi per cui si è spesso d'accordo su progetti che si ritengono utili (in questo caso, centrali nucleari per coloro che le sostengono), ma non li si vuole nelle proprie vicinanze perché se ne riconosce la pericolosità.

Quindi, vista l'indubbia pericolosità delle centrali nucleari, determinata non solo da eventi catastrofici come quello giapponese, ma, principalmente, dalla necessità di stoccaggio delle scorie, i sostenitori di questo metodo produttivo hanno una sola motivazione plausibile per far prevalere la loro linea: dimostrare l'insufficienza produttiva dei "metodi puliti".

Quando si parla di "metodi puliti", come sappiamo, ci riferiamo generalmente a quelli che convertono l'energia offertaci dalla natura in energia elettrica.
A dispetto di quanto si potrebbe pensare, e di quanto sostiene la parte ad essi avversa, alcuni di questi metodi sono altamente efficienti.
Nella specifico, tolto il fotovoltaico che, notoriamente, ha una resa (rapporto tra energia accumulata e elettricità prodotta) molto bassa, anche se continua ad essere un'ottima soluzione per l'utenza domestica, si tacciono le possibilità offerte da alternative come il solare termodinamico e l'eolico off-shore.

Il primo è un metodo in cui, detto in parole povere, invece di far sbattere la luce sul pannello in modo tale da farle "muovere" gli elettroni e creare corrente, la si convoglia, attraverso una serie di specchi, su un liquido che si scalda. Una volta scaldato il liquido incandescente, lo si fa "mescolare" con un liquido refrigerante, in modo tale da creare vapore. Creato il vapore, lo si utilizza, come in una normale centrale termoelettrica, per far girare una turbina e creare elettricità.
La resa di questo metodo è molto alta (si aggira intorno all' 80%).
L'unica pecca è il suo mal adattarsi alle piccole superfici, ma è risaputo che l'Italia, nel Sud e nelle Isole, ha vaste aree in via di desertificazione. La Spagna,dal canto suo, ha già individuato le sue aree deserte.
Studi, fortemente sostenuti anche da Carlo Rubbia (insomma, non un cretino), dimostrano che basterebbe una superficie di circa 400Kmq (un quadrato di 20Kmx20Km) per soddisfare tutto il fabbisogno energetico mondiale!!! Infatti, si starebbe pensando di installare tali strutture nelle zone più desertiche del mondo (leggi Sahara).

Inoltre, non è detto che non si possa ricorrere anche ad altri metodi. Infatti,come già succede, si potrebbero installare impianti eolici "off shore" (fuori la costa) in zone molto ventose (leggi Mar del Nord), che vadano a compensare le carenze di altri metodi.

Infine, sia l'uno che l'altro metodo hanno ulteriori vantaggi. Il primo produrrebbe energia anche di notte, grazie ad un sistema di accumulo del calore, che si potrebbe protrarre anche fino a tre . giorni, in caso di persistente mal tempo.
Il secondo unisce la non cattiva resa degli impianti eolici con l'eliminazione del problema di integrazione del paesaggio che tanto sta a cuore ai "verdi".

L'Italia, a mio avviso, peccherebbe di un certo anacronismo se decidesse di tornare al nucleare.
Non fu, forse, volendone fare solo una questione economica, un'ottima scelta abbandonarlo a suo tempo (colpevole anche l'ancora caldo ricordo di Chernobyl), ma è arrivato il tempo di concepire un nuovo paradigma di "residenza" su questa nostra amata terra , e le rinnovabili possono esserne la chiave!!!

Massimo McMutton


Appunti su Berlino. Tacheles.

Berlino è la città europea più vivace ed interessante del momento. La sua storia e il suo presente convivono in una straordinaria sintesi. Una sorta di grazia che la rende unica nel suo genere. Per visitarla,però,bisogna necessariamente dismettere ogni sorta di consueta sovrastruttura turistica, abbracciando l'idea che per pochi giorni si diventi parte di quello scenario e non solo di passaggio. Berlino non è fatta per i souvenir. Il ricordo più bello che lascia è la consapevolezza che sia una posto che, per certi aspetti, ha del miracoloso,dove le culture si sono scontrate e incontrate decine di volte. E per capirla,non si può prescindere dalla sua storia. Un esempio della sua bellezza è nella Kunsthaus Tacheles. Il problema (e il raro pregio) di questo posto è riuscire a trovargli una definizione. Galleria d'arte? Esperimento sociale? Laboratorio? Centro sociale? Il Tacheles sfugge a tutte queste definizioni,perché è in continua trasformazione,lasciando che siano le persone a viverlo come meglio credono. Per questo motivo,quando ci si arriva,si ha un pò il dispiacere di essere solo dei visitatori e non poter partecipare attivamente a quel caos creativo. Tacheles è una parola Yiddish,già molto usata nello slang tedesco,e significa "rivelare","parlare chiaro". Paradossalmente è proprio quello che fa. E'un luogo che non nasconde nulla,dove tutto è in mostra,dove i graffiti si sovrappongono e le arti si mescolano. Sul sito ufficiale vengono ripercorse le tappe che hanno trasformato questo ex centro commerciale degli inizi del '900. Dopo la caduta del Muro nel 1989,l'edificio è stato salvato dalla demolizioni dal Gruppo di artisti Tacheles,sino ad essere dichiarato parte del Patrimonio Nazionale tedesco. Nel cortile di questa enorme struttura,si trova la fonderia e il laboratorio della lavorazione per il ferro,con gli spazi espositivi annessi. La musica che risuona sembra quella di un'officina fantascientifica,dove la fornace è posta nell'enorme bocca di un mascherone scolpito. Ci si guarda attorno con la bocca spalancata,col cervello come risvegliato di colpo da una dose incredibile di creatività. La struttura vera e propria ospita un numero enorme di gallerie,spazi espositivi e stand. Ci si può perdere per ore tra i mercatini che vendono oggetti d'arte originalissimi,oppure, guardando una proiezione nei cinema, stando comodamente seduti sulle poltrone talmente comode da non essere offerte neanche dal miglior multisala a pagamento (in inverno è addirittura inclusa una calda coperta!). Alla fine della visita,aggiungendo anche una serata al Café Zapata,gli occhi saranno già in crisi d'astinenza per l'overdose che gli procurerete. Berlino è così. Si fa amare per la capacità di reinventarsi continuamente e di accogliere tantissime sfaccettature. Cento città in una sola, e il potere di appiccicarsi addosso in maniera indelebile,diventando,per un pò,la propria città. Il guaio è uno e uno soltanto. Tornare a casa.

Alessio MacFlynn.

lunedì, marzo 14, 2011

Ciao Nilla.

 
Sabato 12 Marzo si è spenta all'età di 91 anni Nilla Pizzi, meglio nota come "La regina del soul" o "Il cigno di Utrecht". Adionilla Negrini Pizzi è stata la prima cantante donna di colore a vincere Sanremo, precedendo la nascita dei genitori di Danny Mendez. Tra le sue canzoni più popolari ricordiamo "Grazie dei fior", "Vola colomba" e "Rock the casbah".
Nata a Sant'Agata Bolognese nel 1919 da padre contadino e madre wedding planer, Nilla, si mette subito in luce cantando nel coro della chiesa del paese e incendiando la roulotte di Django Reinhardt.
All'età di vent'anni intraprende una pericolosa relazione con Italo Balbo che la porterà a cantare in spettacoli per le forze armate. A causa di una bomba a mano azionata per sbaglio perderà temporaneamente l'uso del Si bemolle. Dopo la morte di Balbo avvenuta per un errore di valutazione sulla tenuta del bungee jumping, la Pizzi, cadrà in una profonda depressione acuita dalla vittoria degli
alleati e l'introduzione del suffraggio universale.
Gli anni '50 sanciscono il grande successo di Nilla Pizzi al grande pubblico, vince due edizioni consecutive del Gods of Metal e compare sulla prima copertina di Playboy sbaragliando la concorrenza di una biondina di dubbio gusto. La critica musicale impara ad amarla per la sua tipica voce "bruna e ferma" che scatena in chi l'ascolta un turbine di emozioni equiparabile ai violini di "The days of Pearly Spencer" a allo sguardo attonito di Gasparri davanti a un cubo di Rubik.
Ma nuove ombre si affacciano sulla carriera di Nilla: la relazione con un giovane governatore del Massachusetts, una rara forma di stitichezza che non le da pace negli anni bisestili e la dipendenza dal caciocavallo. La morte di Buddy Holly però le ridona fiducia, così si lancia in mirabili intuizioni musicali: come consigliare a Pete Best di lasciare i Beatles, far scoprire l'eroina ai Rolling Stones e regalare a
Ray Charles un bel paio di occhialoni neri.
Arrivano gli anni della contestazione, Nilla disorientata dai grandi temi sociali del '68 decide di non radersi più le ascelle conquistando a sua insaputa l'ingresso in una comune vicino Orvieto. Lì conosce le droghe leggere e il salto della quaglia, in ordine inverso di importanza. La sua fama però non viene offuscata dalla nuova ondata musicale, da oltre oceano arriva l'invito ufficiale a partecipare al festival di Woodstock dove però non si esibirà mai a causa di un lite furibonda con Janis Joplin riguardante la necessità o meno di usare il grasso di foca per resuscitare gli ermellini.
Così si arriva agli anni '70, Andy Warhol si ispira a lei per la copertina di "The Velvet Undergorund and Nico", Jim Morrison muore misteriosamente dopo aver chiaramente plagiato "Papaveri e papere" e falliscono due attentati a Mina. L'introduzione della tv a colori impedisce alla Pizzi di comparire in tv per anni, così comincierà a scrivere testi sotto il falso nome di Mogol. Questo stratagemma le
permetterà di nascondere il proprio patrimonio all'estero e avere Battisti come autista personale.
Durante il capodanno del '79 confesserà ai propri familiari di essere totalmente estranea alle morti di Aldo Moro e Papa Luciani. Suo figlio Alfonso (nato dalla relazione con Lou Reed) dichiarerà in seguito che nessuno gliel'aveva chiesto.
Nel decennio successivo Nilla Pizzi si dedica al commercio della lacca e alla massoneria, sua vecchia passione. La bomba alla stazione di Bologna le ridona il Si bemolle, ma da quel giorno in poi sarà totalmente incapace di incendiare la chitarra e gettarsi sul pubblico masticando un pipistrello in agrodolce. Quindi compone canzoni per artisti celeberrimi quali Viola Valentino, Ivan Cattaneo, Enrico Beruschi e Stefano Tacconi. Inoltre firma un contratto con il diavolo per comparire in tutto le trasmissioni di Paaolo Limiti, indimenticabili le gare di rutti con Floradora. Una volta estradati i capelli del conduttore la Pizzi non apparirà più in video per anni, e sono gli anni del declino fisico, dei problemi cardiaci e del suo ultimo impiego da webcam girl.
Così sabato scorso si è spenta in una clinica di Milano l'ultima grande voce della musica italiana, dopo aver regalato al suo paese una cornice inenarrabile di note e sussulti, ma non prima di aver lasciato ogni suo avere a Lele Mora.

R.I.P.

Andrea McManaman.

domenica, marzo 13, 2011

...e l'arte di esser più di ciò che si è...


Non si potrebbe affermare di aver vissuto una vita degna di questo nome se non ci si fosse posti almeno una singola volta di fronte alla necessità di conoscersi.
Percorso tortuoso quello verso l'autocoscienza, ed ogni orma che, con passo incerto, su di esso lasciamo a ricordo dei nostri progressi ci dona tanto più stupore quanto complesso è l'animo che si analizza.
Tuttavia, non è concesso farsi vincere dalla paura di scoprirsi inadeguati a se stessi. Condizione, questa, da cui non può prescindere nessun individuo che, tirate le somme della sua esistenza, si consideri totalmente appagato dalla "forma" raggiunta.
E si badi che, semmai si volesse sollevare una critica sull' incoerenza tra l'argomento e l' esiguo numero di anni vissuti , è proprio all' inizio del viaggio che ci si deve chiedere come si ha intenzione di affrontarlo.
Inoltre, la costruzione di un traguardo in cui trovino soluzione gran parte dei nostri quesiti esistenziali dipende, a mio sommesso parere (per quanto non abbia, ovviamente, ancora avuto una prova empirica) principalmente dalle decisioni prese in quel periodo della vita in cui si ha la fortuna di non dover scendere, per necessità dettate, ad esempio, da impellenze economiche, a compromessi con se stessi.
Bisogna, quindi, pensare per tempo a quello che si vorrebbe essere, per non rendersi conto, in angosciante ritardo, di non aver avuto il coraggio di essere qualcosa di migliore.


Brutus:
There is a tide in the affairs of men.
Which, taken at the flood leads on to fortune;
Omitted, all the voyage of their life
Is bound in shallows and in miseries.
On such a full sea are we now afloat,
And we must take the current when it serves,
Or lose our ventures.

William Shakespeare

Bruto:
C'è una corrente nelle vicende dell'uomo
la quale, assecondandone il flusso, conduce alla fortune
Evitata, tutti il viaggio della loro vita
è afflitto da secche e miserie.
Siamo immersi in un mare in grande piena,
E dobbiamo prendere la corrente,quando serve
o falliremo le nostre imprese

William Shakespeare
Giulio Cesare Atto 4, Scena 3, 218-224

Massimo McMutton