giovedì, giugno 23, 2011

Benvenuti all’inferno. O in paradiso!

Chi è convinto che la filosofia sia un'attività inutile, dovrà ricredersi di fronte al bellissimo ritratto di "Parking Lot Movie". Siamo in Virginia, Charlottesville, al Corner Parking Lot. Chris Farina è il capo,che dirige da parecchi anni una discreta attività nel suo parcheggio. A differenza dei garage automatici,dove biglietto e pagamento sono tutti gestiti elettronicamente,qui c'è una sorta di conduzione artigianale. Appena si entra,schiacciando il pulsante per emettere il biglietto,c'è la sbarra di legno ad augurare il benvenuto. Talvolta con scritte assolutamente indecifrabili e criptiche, alle volte con messaggi più ironici come "Heaven or Hell". I dipendenti si alternano durante il giorno. A fasce orarie diverse,  corrispondono impegni e rogne diverse. La mattina,sino alla pausa pranzo,è il momento più tranquillo. La sera,invece,le cose si fanno molto più impegnative. Sono ragazzi, perlopiù tra i venti e i trent'anni,con un incredibile umorismo e uno sviluppatissimo senso critico. Il gabbiotto,una casupola grande come una cabina da spiaggia,è il centro del loro mondo lavorativo. Lì c'è la cassa,e da lì guardano il mondo che entra,esce e aspetta il resto. Ognuno ha il suo modo di passare il tempo. Dentro il gabbiotto vengono collezionati numerosi collage di riviste e giornali, tutti inerenti al parcheggio e alla vita che si svolge lì. "E se Rosa Parks avesse avuto la macchina?",recita uno dei biglietti,in riferimento alla donna che simbolicamente iniziò la battaglia per i diritti civili dei neri in America. Rosa Parks,infatti,era salita su un autobus di Montgomery e si era rifiutata di cedere il suo posto ad un bianco. "Ecco cosa succede quando si riunisce un gruppo di ragazzi molto istruiti in un posto dove sono pagati poco!" afferma John Lindaman,uno degli ex dipendenti del Corner Parking Lot. Charlottesville, 45.000 abitanti, è la sede dell'Università della Virginia. Studenti,professori e personalità legate all'ambiente accademico,non di rado si trovano a parcheggiare nel Corner. Sono soprattutto gli studenti a frequentarlo,usandolo come appoggio sicuro per le macchine dei loro genitori durante le serate di baldoria alcolica. Sono questi i momenti più difficili per chi si trova a fare il turno serale. Ingestibili,arroganti e violenti,i ragazzi non si fanno scrupoli a distruggere la sbarra all'ingresso, a insultare il dipendente o a scappare senza pagare. L'automobile,moderna estensione dell'ego umano,è il rifugio sicuro dove espellere tutta la brutalità e la frustrazione di una giornata. James McNew fa notare scherzosamente: "Nessuno,camminando per strada,si sognerebbe di urlarmi contro perché sono lento." Come se si fosse delineata una singolare battaglia tra strati sociali dell'umanità, i parcheggiatori e gli automobilisti vivono un quotidiano rapporto di incontri e scontri. A volte c'è la ragazza carina a cui si ferma la macchina nel parcheggio e non le si fa pagare la giornata. Altre volte ci sono dei veri e propri farabutti che si presentano con macchine costosissime alla cassa, e si lamentano di dover pagare un sovrapprezzo di quaranta centesimi per il ritardo. Non protestano semplicemente. Offendono,denigrano,insultano. Si permettono di dire frasi come "Non ti senti un fallito a fare questo lavoro?",come se si sentissero investiti del diritto di poter giudicare chiunque viva al di fuori del loro finestrino. Il gabbiotto,in tanti anni,si è riempito di foglietti dove sono segnate le targhe o i bozzetti stilizzati dei volti più sgraditi. Nonostante tutto, l’atmosfera, per la maggior parte del tempo, è abbastanza rilassata. In un contesto umano particolarmente stimolante,l’osservazione quasi scientifica di quel piccolo universo è estremamente affascinante. I ragazzi che ci lavorano condividono lo stesso humor, condendolo con gli interessi più diversi. Molti di loro,dopo l’esperienza nel Corner Parking Lot, hanno trovato lavoro in ambito musicale. Altri hanno finito i master nelle loro università,la maggior parte con grandi risultati. E c’è anche chi,come Gray Morris, è tornato a lavorarci. Il documentario,diretto da Meghan Eckman, è molto divertente. Ma c’è di più.
L’analisi sociologica di questo conflitto umano  lascia spazio a diverse riflessioni. Nel film è evidente quanto sia dilagante una sorta di onnipotenza generata dal denaro , o dall’illusorio potere derivante dall’essere seduti sopra una macchina. Nel loro gabbiotto,i dipendenti di Chris Farina ammettono che questo tipo di formazione è una scuola di vita senza precedenti. E che solo lì,nel parcheggio dove lavorano,possono sovvertire le ideali e illusorie logiche del mercato. “Qui il cliente non ha sempre ragione!” Benvenuti all’inferno. O in paradiso! Dipende da che macchina guidiate!

Alessio MacFlynn










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mercoledì, giugno 22, 2011

Letture estive.


La nostra libreria virtuale si arricchisce! Consigliateci i vostri libri preferiti per l'estate, e noi li inseriremo nella pagina
"Che mi leggo?"









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lunedì, giugno 20, 2011

Appunti su Bologna: Par Tòt

Sfogliando "La Repubblica" di domenica, lo stupore è inevitabile. Nello spazio dedicato a Bologna e provincia, non si trova neanche uno straccio di notizia. Quale notizia? La Par Tòt, ovviamente!
Proviamo a raccontarvela.

Par Tòt,ovvero la parata per tutti. Una festa collettiva che celebra l'autogestione e la creatività,in uno sforzo di volontà partecipata che esplode ogni due anni tra le strade di Bologna. Mentre scorre il serpente della Par Tòt, vengono in mente tanti titoli letti o sentiti in giro. "Giovani senza..." è la definizione più ricorrente. Senza futuro,senza speranza,senza lavoro. E invece questa generazione dei "senza" regala una prova di entusiasmo tale, che si percepisce quanto si stia sprecando a tenere fuori dai giochi "la parte peggiore del paese" (cit.) . Non sono solo gli studenti e i ragazzi che organizzano e lavorano alla creazione dei laboratori. La forza di questi gruppi è la composizione eterogenea dei laboratori e di chi vi partecipa. Quella mescolanza di colori e di suoni da tutto il mondo,scorre per le strade della città,contagiando chiunque si lasci pizzicare. Insetti giganti di cartapesta,fragorose bande di percussionisti,danzatori dipinti,acrobati instancabili e pirati all'assalto delle cantine. Ci si riempie gli occhi e lo spirito, in una Bologna riconquistata dai sorrisi. Anche questa città è spesso accompagnata da una frase di rito nostalgica e un pò stanca. "Non è più quella di una volta." Nel corso degli anni le amministrazioni comunali non hanno saputo prendere provvedimenti efficaci per far fronte ai disagi reali della città. Il tanto citato "degrado" è stato contrastato con misure drastiche,ma che hanno nascosto la polvere sotto al tappeto e lentamente soffocato alcuni tratti distintivi della "Piccola Parigi" italiana. Per chi volesse approfondire questo tema, Report ha dedicato una puntata molto interessante sulla trasformazione avvenuta all'ombra delle due torri.

 E poi arriva la Par Tòt. Ed è immediato capire quanto sia grande la voglia di esprimersi e di stare insieme di questa città,culla storica degli studenti di tutta Italia. 62 laboratori gratuiti,quasi 50 associazioni e gruppi spontanei,dove la cultura e la creatività sono stati il mezzo ideale per scambiare le proprie capacità e le proprie storie.  E' raro poter partecipare ad eventì così fantasiosi e così eterogenei. Sembra quasi di essere catapultati in  un' altra Italia,dove l'arte non è lasciata appesa ad un chiodo. E' un vero peccato che la notizia non abbia avuto lo spazio necessario sugli organi di informazione. Ma non importa. Grazie anche al tema di questa edizione, la Par Tòt ha dimostrato ampiamente che il vero lusso non risiede nell'apparenza. Se ve la siete persa, ora non avete più scuse per non esserci.

Alessio MacFlynn





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