venerdì, aprile 20, 2012

L'immaginazione intontita dalla velocità.


Ci sono più di cento anni a separare "Camminare" da "Elogio della bicicletta", eppure in moltissimi hanno visto nel pensiero di Ivan Illich l'evoluzione naturale della filosofia di Thoureau. Accostando i due saggi è facile capire il perché. Henry David Thoureau, padre della disobbedienza civile, comincia la sua riflessione staccando l'essere umano dal ruolo assegnato dalla società. L'arte del camminare non può prescindere da un ritorno nella natura, tappa obbligatoria per potersi svestire di un abito e ridefinire un'essenza perduta: la libertà. Bisogna trovarsi pronti a lasciare tutto, a iniziare un nuovo cammino. Thoureau si stupisce (siamo nel 1862) che gli uomini e le donne riescano a sopportare il confinamento tra le mura domestiche. L'esercizio che si compie nel cammino è molto più di un semplice allenamento fisico, la presenza del proprio spirito è fondamentale. Idealmente si ritorna a se stessi, e non è possibile farlo se nella propria mente abbondano i pensieri della quotidianità, gli impegni, gli obblighi, il lavoro. Con questo nuovo approccio ci si sorprenderà a mettere di nuovo al proprio posto tutte quelle cose che sembrano essenziali. Un palo che un contadino pianta nel terreno, per delimitare il proprio campo e evitare che un estraneo lo attraversi, sembra quasi offendere gli angeli che volteggiano nel cielo, ma che lui non riesce a vedere. "Le nostre spedizioni non sono altro che gite, e ci ritroviamo, la sera, accanto al vecchio focolare da dove siamo partiti. Per metà del cammino non facciamo che ritornare sui nostri passi."



La lettura di Ivan Illich suggerisce l'ironica distinzione tra viaggio e spostamento, due diversi modi di intendere il movimento di cui solo uno prevede l'uso di uno spazzolino da denti. Lo spostamento, inteso statisticamente, è quella porzione di tempo che ogni giorno viene consumato nel giro dell'oca che porta i cittadini dalla propria abitazione al luogo di lavoro. Nel saggio dello studioso austriaco viene analizzato minuziosamente ogni aspetto che il mito della velocità ha imposto nella società moderna. Tra illusioni e false prospettive, il consumo di energia genera un dislivello nella crescita sociale, un nuovo paradigma di differenza di classe. L' élite accumula migliaia di chilometri in viaggi dove ogni minima premura è al servizio della loro permanenza, mentre la maggioranza delle persone vive la contraddizione che il sistema esprime quotidianamente nelle lunghissime code del traffico cittadino. La spersonalizzazione passa attraverso una inversione di valori dove i cittadini  non vogliono essere più liberi, ma meglio serviti. "Il passeggero vuole un prodotto migliore, non vuole liberarsi dall'asservimento dei prodotti." La naturale libertà di movimento sembra essere legata da cinture di sicurezza ideologiche e il mezzo per liberarsi di una parte di esse è proprio la bicicletta.
"Per portare quarantamila persone al di là di un ponte in un'ora occorrono dodici corsie se si ricorre alle automobili e solo due se le quarantamila persone vanno pedalando in bicicletta." A chi contesta una distanza siderale di questi due pensatori dalla nostra attualità, alcuni dati possono venirci in aiuto: secondo l'ACI ammonterebbe attorno al 40-50% il tempo trascorso in code inutili in auto. A Roma le ore sprecate ogni anno in auto sono 252, a Milano 237, a Torino 180.
Ogni due anni l'aumento di questo spreco è di circa cinque minuti.

Alessio MacFlynn







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giovedì, aprile 19, 2012

Young Adults


Ogni ragazza è insicura. Ogni ragazza che ha visto almeno un film o una pubblicità, ha camminato per la strada o sfogliato una rivista è terribilmente insicura (e qui lascio la parola a Jean Kilbourne e Jennifer Siebel Newsom). Finora le mie contromisure si limitavano a fare una testa così a tutte le amiche che avevano la sfortuna di trovarsi nel raggio di azione della mia voce lamentosa (che vi assicuro, è sorprendentemente esteso). Però dopo che l'ultima malcapitata ha dovuto tenermi ferma a viva forza per impedirmi di spaccare lo specchio di uno dei troppo illuminati camerini di H&M (soprattutto perché, si sa, porta male) ho deciso di passare ai famosi rimedi estremi. Insomma, a parte photoshoppare ogni singola foto in cui appaio e proibire a chiunque altro di taggarmi su Facebook, servono soluzioni più radicali e soprattutto più durature, mi sono detta. Quello che certo non mi aspettavo era scoprire quanto lavoro c'è in realtà ancora da fare. Innanzitutto perché avendo ventitré anni, devo riuscire chirurgicamente a ringiovanirne di minimo minimo cinque o sei, con le rughette di espressione che già si vedono e i tessuti che si stanno drammaticamente afflosciando nel preciso momento in cui sto scrivendo quest'articolo. Decido di fare un po' di ricerca e salta fuori che le operazioni che avevo dato per sufficienti: liposuzione, botox (che tra il resto è uno dei più potenti veleni naturali esistenti al mondo e la proteina più tossica finora conosciuta), stiramento delle palpebre, riduzione delle orecchie, ridisegnamento delle sopracciglia, scolpitura degli zigomi e incavatura delle guance, non lo sono affatto. Il dubbio in realtà mi era già venuto un paio d'anni fa, quando mi resi conto che la dieta disintossicante non bastava ma fosse necessario anche sottoporsi regolarmente a una pulizia dell'intestino (sostanzialmente un mega clisterone omeopatico). E dopo la ceretta brasiliana (cioè il 'fuori tutti', come si suol dire) non bisognerebbe temporeggiare, ma porgere subito l'altra guancia per un forse doloroso ma assolutamente necessario sbiancamento anale. D'altronde la pelle di quest'area tende a scurirsi con l'età, la nostra peggiore nemica!, e bisogna correre subito ai ripari. Vagando dunque di qua e di là nel web, e cercando di valutare quali fossero le migliori offerte qualità prezzo per queste procedure, ho fatto una triste benché prevedibile scoperta: anche la mia vulva è tutta da rifare (ne sanno qualcosa Heather Leach and Lisa Rogers e ne parlano in "The Perfect Vagina"). Mi viene prontamente in soccorso la “Laservaginoplastica” ovvero il “miglioramento estetico chirurgico delle strutture vulvari”: piccole e grandi labbra, monte di Venere, perineo, orifizio vaginale, e infine (ed io ingenua che pensavo questo problema di averlo risolto una volta per tutte) imene. [È tutto vero! Per chi, come me, vuole dare una svolta alla propria vita, lo può fare qui o qui]
Gioisco di poter finalmente riottenere il tanto rimpianto, da me quanto dal mio compagno, imene: questa operazione chirurgica viene infatti anche pubblicizzata come regalo speciale per il proprio partner, “il regalo perfetto per l'uomo che ha tutto” (sic!). E non finisce qui: ora posso ringiovanire il perineo o l'orifizio vaginale, accorciare il prepuzio clitorideo, ridurre le piccole labbra e renderle, ed era anche ora, perfettamente simmetriche, o eliminarne l'iperpigmentazione. Eccesso di grasso sul monte di Venere o nelle grandi labbra? LIPOSCULTURA vulvare, per un contorno netto, tonico ed esteticamente gradevole. Se le grandi labbra fossero invece un po' prive di tono non avrei comunque di che preoccuparmi, visto che basterebbe prelevare un po' di grasso dall'addome (che non fa mai male) e trapiantarlo lì. “Il risultato è una vulva dall'aspetto tonico, giovanile ed esteticamente attraente.” Se solo Nabokov in primis, e Kubrick in secundis avessero immaginato che l'incredibile scandalo suscitato dalla giovanissima ninfetta Lolita avrebbe finito per trasformarsi nell'ideale estetico per raggiungere il quale, milioni di donne spendono delle fortune e sopportano tali sofferenze (fisiche e psicologiche) che il Dio che aveva detto partorirai con dolore ora se la ridacchia sotto i baffi, per ritrovarsi alla fine nel migliore dei casi ad aver fatto tutto per niente, e nel peggiore con enormi cicatrici e disfunzioni nuove di zecca! Essere magrissime e un po' inermi, senza rughe o difetti di alcun tipo, avere tessuti tirati e risollevati e vulve candide e impuberi è infatti l'unica ricetta per restare giovani per sempre. E anche se 'giovane' non vuol dire più avere vent'anni ma quindici, restare giovani per sempre bisogna.
Ora mi compro degli occhiali da sole a forma di cuore e mi butto sotto i ferri.



Giulia McNope








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martedì, aprile 17, 2012

Fracking: veleno per soldi.


Mike Markham gira la manopola del rubinetto e avvicina un accendino acceso all'acqua. C'è un foglio proprio sopra al tubo che rammenta di non bere. Pochi secondi e si sprigiona una fiammata spettacolare. Mike vive in Colorado, uno degli stati dove da diversi anni fiorisce l'attività di estrazione di gas naturale, ossia lo shale gas. Ogni settimana deve rifornirsi di acqua potabile, riempiendo due enormi cisterne. L'acqua di casa sua ha il colore del piombo.
Questa storia, raccontata nel documentario Gasland di Josh Fox, è solo una delle decine di testimonianze raccolte dal regista lungo un viaggio negli Stati Uniti alla ricerca di informazioni sulla nuova frontiera energetica: l'estrazione di gas naturale attraverso una tecnica chiamata fracking.


Fracking, ovvero la frattura idraulica, è un processo di estrazione del gas che prevede la rottura delle rocce sotterranee grazie all'impiego di milioni di litri d'acqua. Questa pressione spacca in profondità il suolo e libera gas naturale che viene congelato e successivamente incanalato nei sistemi di estrazione. Ovviamente l'acqua da sola non basta. Un rapporto realizzato dal comitato del Congresso americano per l'energia e  il commercio ha individuato un elenco di 29 elementi chimici, trasformati in 652 derivati altamente tossici, divisi in tre categorie di rischio. Saltano subito agli occhi nomi come benzene, acido sulfurico, diesel, metanolo, formaldeide e molti altri riconosciuti o potenzialmente cancerogeni per l'uomo. Negli Stati Uniti ci sono numerosissimi giacimenti di shale gas, che occupano zone molto vaste. Una delle aree più estese è stata rilevata tra gli stati di New York, Pennsylvania, Ohio, New Jersey e West Virginia.


Quella che sembra essere la nuova soluzione per l'approvvigionamento energetico si sta rivelando una terribile combinazione. L'esplosione sotterranea dell rocce e l'impiego massiccio di acqua estremamente tossica, sono una vera iniezione di veleno per la terra. Le falde acquifere, data l'estensione delle estrazioni, vengono irrimediabilmente contaminate. Su questa affermazione c'è la totale negazione da parte delle rappresentanze delle compagnie che si occupano di estrazione di shale gas, ma i fatti sono ben diversi dalle presunte inchieste indipendenti che vengono presentate per lasciare che i lavori proseguano indisturbati. Le statistiche, i dati, gli accertamenti sono fumo negli occhi. Le famiglie che hanno provato a sollevare il problema di fronte alle compagnie hanno ricevuto risposte rassicuranti e spesso evasive. Nonostante le loro affermazioni, gli incaricati ad effettuare i sopralluoghi hanno spesso ricevuto l'invito ad accettare un bicchiere d'acqua come prova assolutamente inequivocabile delle menzogne che andavano a certificare. La risposta era ovviamente negativa. Malattie della pelle, emicranie lancinanti, problemi di stomaco e numerosissimi casi di cancro. Gli animali che vivono nelle zone dove sorgono i pozzi perdono il pelo e muoiono distrutti da incontrollabili attacchi di vomito.
Come si è arrivati a questo sfruttamento selvaggio e distruttivo?
Nonostante in America esista il Safe Drinking Water Act per tutelare le falde acquifere, le industrie di gas e petrolio sono autorizzate ad utilizzare materiali ad alto rischio per le loro estrazioni. Questo grazie al federal Energy Policy Act del 2005, voluto dall'ex CEO di Halliburton e segretario alla Difesa Dick Cheney, che ha esentato il fracking dalla normativa del SDWA.


E in Europa? Nonostante migliaia di cittadini americani stiano facendo pressione per chiedere che cessino le operazioni di fracking e quindi l'inquinamento dei maggiori corsi di acqua potabile, diverse nazioni hanno cominciato ad usare questo metodo di estrazione da diversi anni.
In Germania, in un'area dove trivellano RWE-DEA ed ExxonMobil, il piccolo paese di Allerdorf ha registrato valori di benzene 800 volte superiori alla norma e decine di casi di cancro.
In Italia se na parla poco, ma giacimenti sarebbero già stati individuati in Sicilia, Basilicata e Abruzzo, dove il presidente della Regione Gianni Chiodi si è mostrato favorevole ad iniziare l'estrazione. Coperta con l'ingannevole denominazione di "gas naturale", una pericolosissima bomba ecologica rischia di arrivare a casa nostra. E' di pochi giorni fa la notizia che la Forest Oil, grazie ad un ricorso al TAR verso il comune di Bomba (Chieti) , otterrà una nuova valutazione del progetto che vorrebbe trasformarlo in uno dei più grandi centri di estrazione di gas in Italia. Questo piano se ne infischia della ben nota attività tellurica abruzzese, e prevede l'utilizzo di microsismi per l'estrazione.
Water, water, every where,
And all the boards did shrink;
Water, water, every where,
Nor any drop to drink.

 The Rime of the Ancient Mariner 
(Samuel Taylor Coleridge)


Per approfondimenti, segnalo il prezioso blog della professoressa Maria Rita D'Orsogna  http://dorsogna.blogspot.it/

Alessio MacFlynn (thanks Fabio)



 







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