giovedì, marzo 12, 2015

Nina Simone: To be free.


Pubblichiamo alcuni estratti di una celebre intervista a Nina Simone realizzata nel 1970. Il video è contenuto nel documentario di Peter Rodis "Nina: An Historical Perspective"




Tutti quanti sono dei morti viventi. Tutti quanti evitano gli altri. Dappertutto, nella maggior parte delle situazioni, la gran parte del tempo. So di essere una di loro, e per me è terribile. Per questo, tutto quello che cerco sempre di fare è lasciare che le persone si aprano, così da poter sentire se stesse ed essere aperte verso gli altri. Questo è quanto. Nient'altro.

Ho sempre pensato che stessi sconvolgendo le persone, ma adesso voglio farlo ancora di più, e voglio farlo di proposito, e voglio farlo in modo più mirato. Voglio scuotere le persone così violentemente in modo che escano da un locale dove mi sono esibita ridotte a pezzi.

Voglio andare a stanare quegli elegantoni con le loro vecchie idee, il loro compiacimento, e farli davvero uscire di testa.
Quando sei calmo e tranquillo e le antenne sono in funzione, capisci quando puoi spingere e quando non puoi. Però nessuno può dirtelo, lo devi sentire. In ogni situazione tra esseri umani. È quello che crea un "groove."

Cosa significa secondo te essere liberi?

Cosa significa essere liberi per me? La stessa cosa che significa per te. Dimmelo tu.

No no, dimmelo tu.

È una sensazione. È una sensazione. Come si può spiegare a qualcuno come ci si sente quando si è innamorati? Come spieghi a qualcuno che non è mai stato innamorato come ci si sente ad essere innamorati? Non riusciresti neanche provandoci. Puoi descrivere le cose, ma non puoi spiegarle. Ma lo riconosci quando succede. Questo è quello che intendo con l'essere liberi. Ci sono state un paio di volte in cui mi sono sentita veramente libera sul palco, ed è tutta un'altra cosa. Davvero, è una cosa completamente diversa! Ti dirò cos'è la liberta per me: niente paura! Dico sul serio, niente paura. Se avessi potuto sentirmi così anche solo metà della mia vita. Niente paura. Un sacco di bambini non hanno paura. È il modo più vicino... è l'unico modo in cui riesco a descriverla. Non si tratta solo di questo, ma è qualcosa che sento molto, molto profondamente. Come un nuovo modo di vedere. Come un nuovo modo di vedere le cose.  

martedì, marzo 10, 2015

Oliver Sacks: I casi di Alzheimer e il potere della musica.



Pubblichiamo la traduzione di un breve intervento realizzato nel 2008 da Oliver Sacks in occasione dell'uscita di Musicofilia (Adelphi).



Nell'ospedale dove lavoro e in una serie di case di cura per anziani dove presto servizio, ci sono molte persone che soffrono di Alzheimer o hanno altri tipi di demenza. Alcuni di loro sono confusi, altri sono agitati, altri sono letargici, alcuni hanno quasi perso la capacità di parlare. Ma tutti loro, senza eccezioni, reagiscono alla musica. Specialmente quando si tratta di vecchie canzoni o di canzoni che conoscevano. Sembrano toccare certe corde della memoria ed emotività che altrimenti sarebbero inaccessibili per loro. È davvero sorprendente vedere persone assenti e cupe reagire immediatamente alla musicoterapia o a una canzone familiare. All'inizio sorridono, poi in qualche modo tengono il ritmo e alla fine lo seguono. In un certo senso riconquistano quel periodo delle loro vite e quella identità che avevano quando hanno ascoltato la canzone per la prima volta.

È una cosa sorprendente da vedere e, ovviamente, da provare. Quel tipo di lucidità e di piacere può durare anche nelle ore successive. Una cosa comune nei casi di Alzheimer è che i pazienti perdono la memoria degli eventi e la storia della propria vita, i propri ricordi. Sembra che non riescano ad accedervi direttamente. Ma i ricordi personali sono "racchiusi", parzialmente, in cose come la musica. Questo è vero in modo particolare per le canzoni che un malato conosceva, o che aveva imparato, e specialmente per le canzoni che cantava. 

E così il passato, che non sembrava recuperabile in alcun modo, sembra quasi, diciamo così, "custodito nell'ambra della musica." Le persone possono riconquistare un senso d'identità, almeno per un po'. Non c'è bisogno che una persona sia particolarmente musicale per rispondere alla musica, per riconoscere la musica, per reagire alla musica in modo emotivo.Virtualmente ognuno lo fa, e continuerà a fare così, nonostante una grave demenza. In un caso di grave demenza, un paziente può aver perso il potere del linguaggio e può aver perso la maggior parte dei ricordi degli eventi, per cui riesce a ricordare davvero poco del proprio passato. Ma un paziente ricorderà sempre le canzoni che ha ascoltato e cantato, e così una musica che riconosce familiare.

Le parti del cervello che reagiscono alla musica sono molto vicine alle parti del cervello che interessano la memoria, l'emozione e l'umore. Per questo le canzoni familiari riportano indietro i ricordi, probabilmente, del momento in cui quella musica è stata ascoltata per la prima volta: durante una serata fuori, magari a Coney Island, insieme ai propri figli. Tutto quello che si è perso con l'amnesia riemerge. Come se fosse custodito in una canzone familiare. Può riemergere. 

In sostanza, con l'amnesia, che si tratti o meno di casi di Alzheimer, perdi la tua vita. Perdi il tuo passato, la tua storia, la tua identità in modo considerevole. Perlomeno si può avere la sensazione di riaverla indietro e riconquistarla, per un po', con una musica familiare.