Ai Weiwei. 艾未未


Pechino, 2008. Le Olimpiadi si aprono in una cornice spettacolare, accompagnate da migliaia di fuochi d'artificio e da esibizioni artistiche incredibili. Sette anni di preparativi, in cui la grande nazione si è mobilitata per offrire uno spettacolo mai visto alle telecamere di tutto il mondo. Sette anni di cambiamenti, in cui ha assunto il posto d'onore all'interno del nuovo ordine economico mondiale.
Riguardando i filmati di quella cerimonia, ci si sofferma sui grandi effetti scenici, sui colori accesi dei costumi e sui volti di chi ha contribuito attivamente alla preparazione. "One World, One Dream",questo era lo slogan che accompagnava l'edizione numero 29. Un mondo,un sogno. Il teatro di questo mondo riunito in un sogno unico, era il nuovissimo Stadio nazionale, soprannominato "The Nest": ovvero il nido d'uccello. Al progetto collaborarono il celebre studio d'architettura Herzog & de Meuron ed il  China Architecture Design & Research Group. Assieme ad essi, compariva il nome di Ai Weiwei.
Artista poliedrico e molto noto negli ambienti culturali occidentali, Ai Weiwei ha sperimentato con la sua arte la ricerca di un messaggio che unisse l'ambito politico e sociale, assieme alle radici tradizionali del paese. Non a caso i suoi lavori sono strettamente legati alle sue origini. "Forever Bycicles"  è una torre di biciclette. Sono tutte unite tra loro,come a formare un unico corpo meccanico. Totalità e molteplici strutture. La sintesi di una nazione. Se in questa opera le biciclette rimandano ad una metafora del lavoro, in "Sunflower seed" è chiara l'intenzione di sottolineare l'indivdualità perduta dietro i numeri. Milioni di semi di girasole hanno ricoperto per molti mesi il pavimento della Turbine Hall, nella Tate Gallery di Londra. Semi di porcellana. Sono tutti diversi tra loro, e dietro ognuno di essi vi è la storia di chi lo ha realizzato. Semplicità, povertà e una tradizione ricca di saggezza. Un modo per rileggere una nazione che riusciamo a capire poco, forse perché i suoi numeri ci spaventano un pò. Ai Weiwei si è spinto oltre, grazie alla notorietà raggiunta fuori dalla Cina. Il suo attivismo politico, e alcune sue opere chiaramente provocatorie, non sono passate inosservate agli occhi dell'apparato governativo. Dopo aver iniziato un difficile lavoro di investigazione sugli effetti del terremoto nello Sichuan del 2008, Ai Weiwei ha riscontrato dei gravi difetti nella costruzione di alcune scuole crollate. 5,385 era il bilancio definitivo degli studenti morti in quel terribile evento. Un numero che non era stato né diffuso dalle autorità, né da altri mezzi di informazione. Ha pensato di comunicarlo lui stesso, mostrando la lista di quei nomi nel suo ufficio a Pechino. Dopo un primo arresto e la demolizione del suo nuovo laboratorio a Shangai, Ai Weiwei è stato arrestato di nuovo. Stavolta è accaduto dopo l'appoggio ai manifestanti durante le proteste del febbraio scorso in molte città della Cina. Come accade spesso, l'accusa è stata architettata ad arte, montata e gonfiata per non mostrare il lato repressivo del governo: evasione delle tasse. Tra le accuse mosse contro l'artista cinese, compare anche quella di bigamia e di avere una figlia mai riconosciuta.

Dopo tre mesi di detenzione, Ai Weiwei è stato rilasciato dal carcere e trasferito agli arresti domiciliari, con l'obbligo di non poter lasciare Pechino per almeno un anno.Le prove contro di lui si sono dimostrate insufficienti.  Costretto al silenzio, l'artista cinese subisce il vero, grande calvario della sua carriera. Gli arresti domiciliari,infatti, sono la mossa strategica del governo per mettere a tacere i malumori internazionali. Questa finta liberazione,assieme a quella del dissidente Hu Jia, sono un segnale illusorio. Il Primo Ministro cinese Wen Jiabao, in visita in Europa in questi giorni, lo sfrutterà come lasciapassare.

In questo scenario di evidente violazione dei diritti, il mondo occidentale non può permettersi di alzare troppo la voce. Nonostante siano state numerose le prese di posizione contro il governo autoritario cinese, nessuno si è azzardato a tagliare il proprio rapporto con la nazione cha acquista i debiti pubblici dell'Europa e dell'America.

Lì non ci è permesso esportare la democrazia.

Alessio MacFlynn










Cliccate sul "like" per diventare Fan su Facebook,
sul "mi piace" per condividere il post sulla vostra bacheca,
e sul "tweet" per condividere il post su Twitter


0 commenti:

Posta un commento

 

Facebook

Archivio

Twitter

Tumblr