Benvenuti all’inferno. O in paradiso!

Chi è convinto che la filosofia sia un'attività inutile, dovrà ricredersi di fronte al bellissimo ritratto di "Parking Lot Movie". Siamo in Virginia, Charlottesville, al Corner Parking Lot. Chris Farina è il capo,che dirige da parecchi anni una discreta attività nel suo parcheggio. A differenza dei garage automatici,dove biglietto e pagamento sono tutti gestiti elettronicamente,qui c'è una sorta di conduzione artigianale. Appena si entra,schiacciando il pulsante per emettere il biglietto,c'è la sbarra di legno ad augurare il benvenuto. Talvolta con scritte assolutamente indecifrabili e criptiche, alle volte con messaggi più ironici come "Heaven or Hell". I dipendenti si alternano durante il giorno. A fasce orarie diverse,  corrispondono impegni e rogne diverse. La mattina,sino alla pausa pranzo,è il momento più tranquillo. La sera,invece,le cose si fanno molto più impegnative. Sono ragazzi, perlopiù tra i venti e i trent'anni,con un incredibile umorismo e uno sviluppatissimo senso critico. Il gabbiotto,una casupola grande come una cabina da spiaggia,è il centro del loro mondo lavorativo. Lì c'è la cassa,e da lì guardano il mondo che entra,esce e aspetta il resto. Ognuno ha il suo modo di passare il tempo. Dentro il gabbiotto vengono collezionati numerosi collage di riviste e giornali, tutti inerenti al parcheggio e alla vita che si svolge lì. "E se Rosa Parks avesse avuto la macchina?",recita uno dei biglietti,in riferimento alla donna che simbolicamente iniziò la battaglia per i diritti civili dei neri in America. Rosa Parks,infatti,era salita su un autobus di Montgomery e si era rifiutata di cedere il suo posto ad un bianco. "Ecco cosa succede quando si riunisce un gruppo di ragazzi molto istruiti in un posto dove sono pagati poco!" afferma John Lindaman,uno degli ex dipendenti del Corner Parking Lot. Charlottesville, 45.000 abitanti, è la sede dell'Università della Virginia. Studenti,professori e personalità legate all'ambiente accademico,non di rado si trovano a parcheggiare nel Corner. Sono soprattutto gli studenti a frequentarlo,usandolo come appoggio sicuro per le macchine dei loro genitori durante le serate di baldoria alcolica. Sono questi i momenti più difficili per chi si trova a fare il turno serale. Ingestibili,arroganti e violenti,i ragazzi non si fanno scrupoli a distruggere la sbarra all'ingresso, a insultare il dipendente o a scappare senza pagare. L'automobile,moderna estensione dell'ego umano,è il rifugio sicuro dove espellere tutta la brutalità e la frustrazione di una giornata. James McNew fa notare scherzosamente: "Nessuno,camminando per strada,si sognerebbe di urlarmi contro perché sono lento." Come se si fosse delineata una singolare battaglia tra strati sociali dell'umanità, i parcheggiatori e gli automobilisti vivono un quotidiano rapporto di incontri e scontri. A volte c'è la ragazza carina a cui si ferma la macchina nel parcheggio e non le si fa pagare la giornata. Altre volte ci sono dei veri e propri farabutti che si presentano con macchine costosissime alla cassa, e si lamentano di dover pagare un sovrapprezzo di quaranta centesimi per il ritardo. Non protestano semplicemente. Offendono,denigrano,insultano. Si permettono di dire frasi come "Non ti senti un fallito a fare questo lavoro?",come se si sentissero investiti del diritto di poter giudicare chiunque viva al di fuori del loro finestrino. Il gabbiotto,in tanti anni,si è riempito di foglietti dove sono segnate le targhe o i bozzetti stilizzati dei volti più sgraditi. Nonostante tutto, l’atmosfera, per la maggior parte del tempo, è abbastanza rilassata. In un contesto umano particolarmente stimolante,l’osservazione quasi scientifica di quel piccolo universo è estremamente affascinante. I ragazzi che ci lavorano condividono lo stesso humor, condendolo con gli interessi più diversi. Molti di loro,dopo l’esperienza nel Corner Parking Lot, hanno trovato lavoro in ambito musicale. Altri hanno finito i master nelle loro università,la maggior parte con grandi risultati. E c’è anche chi,come Gray Morris, è tornato a lavorarci. Il documentario,diretto da Meghan Eckman, è molto divertente. Ma c’è di più.
L’analisi sociologica di questo conflitto umano  lascia spazio a diverse riflessioni. Nel film è evidente quanto sia dilagante una sorta di onnipotenza generata dal denaro , o dall’illusorio potere derivante dall’essere seduti sopra una macchina. Nel loro gabbiotto,i dipendenti di Chris Farina ammettono che questo tipo di formazione è una scuola di vita senza precedenti. E che solo lì,nel parcheggio dove lavorano,possono sovvertire le ideali e illusorie logiche del mercato. “Qui il cliente non ha sempre ragione!” Benvenuti all’inferno. O in paradiso! Dipende da che macchina guidiate!

Alessio MacFlynn










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