Italia: a quanto dallo schianto?


E' la storia di una società che sta precipitando, e, mentre sta precipitando, si ripete per farsi coraggio: "fino a qui tutto bene...fino a qui tutto bene...fino a qui tutto bene...".
Il problema non è la caduta: è l'atterraggio!
L'odio - Mathieu Kassovitz
Mentre mi spremevo le meningi nella speranza di trovare una tematica che soddisfacesse la mia necessità analitica, e un incipit che a questa fosse adatto, la mia attenzione si divideva piuttosto equamente tra computer, sullo schermo del quale si oggettivava un horror vacui che stentavo a sconfiggere, e televisione, le cui immagini, come raramente accade, non erano passibili di aspre critiche di contenuto.
Da questo secondo versante, la cui funzione originaria, e ormai perduta, è proprio il sottoporre spunti di riflessione degni di nota allo spettatore, è arrivata la sostanza che ha riempito il vacuum sul quale non riuscivo a prevalere. Ezio Mauro, ospite da Fazio, si cimentava in un’ analisi dell’odierna situazione economico/politica del nostro Paese.
L’ennesima.
Senza il minimo timore di apparire ripetitivo, ribadiva quel concetto che, proprio perché rinfrescato da una casistica sempre nuova e attuale, non smette di suscitare sdegno, almeno in coloro che non intendono minimamente assuefarsi allo stato di cose.
L’analisi si focalizzava, tanto per sentirne una nuova, sull’inadeguatezza, quando non sull’assenza, di una classe dirigente adatta alla difficoltà che si stanno fronteggiando.
Volendo fare un passo oltre la cortina del “politicamente corretto”, voglio azzardare che imputabile alla suddetta classe dirigente non sia solo l’immobilismo, ma anche l’essere causa di tutto questo sfacelo, perché non si può sempre dare colpa di ciò a fattori esogeni e congiunturali, senza riconoscere, pur sapendo di ometterlo dolosamente, come la propria coscienza sia macchiata dalla colpa di un operato esiziale per il paese.
Sempre lo stesso Mauro, in un passo del suo discorso, sosteneva come istituzioni internazionali, basandosi su variabili economiche fondamentali, quali, ad esempio, quel risparmio privato di cui ci siamo sempre potuti vantare, e che si auspica possa entrare a far parte dei criteri attraverso i quali si calcola il Rating sul Debito Sovrano, dipingessero un’Italia potenzialmente capace di risalire la china.
Il problema, come ormai si sarà compreso, è la presenza di un quadro politico coerente solo nel perseguimento degli interessi personali dei suoi disegnatori. Interesse personale che si sostanzia in un totale travisamento del potere politico e dei mezzi per esercitarlo.
Ad avvalorare la mia tesi è arrivato, preciso come un orologio svizzero, il palinsesto di Rai3.
Nella puntata di ieri (16/10/2011), Presa Diretta tentava di fare luce sulla cosiddetta “Macchina del fango”, ossia, quel meccanismo a grandi linee assimilabile, pur con l’aggravante della costruzione di prove finte, all’Instantia in hominem di cui parlai in un mio vecchio post su Schopenhauer: non si affronta l'avversario politico su contenuti politici, ma si tenta di screditarlo sul piano personale, per di più redigendo dossier di dubbia fondatezza.
Il primo caso analizzato (l’unico che, per questioni di tempo, prenderò ad oggetto) è stato quello relativo al filone campano dell’inchiesta sulla P3. Si raccontava  di come Nicola Cosentino, coordinatore regionale del PDL in Campania, grazie all’ aiuto dell’ex sindaco di Pontecagnano Faiano, Ernesto Sica, abbia costruito ad hoc un dossier su Stefano Caldoro, al fine di estrometterlo dalla corsa per la Presidenza della Regione Campania.
La colpa è già stata provata dall’inchiesta, grazie anche all’ammissione di responsabilità dello stesso Sica.
Tuttavia, per l’ennesima volta ho avuto dimostrazione di come nella nostra classe politica non susciti il minimo rimorso l’aver compiuto atti di cui ci sarebbe tutt’altro che da andare fieri.
Intervistato dall’inviato speciale, il suddetto Sica ha tentato di gettare acqua sul fuoco, addossandosi la responsabilità di una semplice “RELAZIONE DI INDEBOLIMENTO”: come se confidasse nella nostra ignoranza di come una perifrasi non sia altro che uno stesso concetto espresso con altre parole!!!
Il tutto contornato da canti e balli in onore de “La Pizza”.
Panem et circenses! Una volta sottoposto il caso all'attenzione dei festanti cittadini di Pontecagnano Faiano, non si è ottenuta risposta che non fosse: “Non mi interessa”; “A pizz’è bbbòòòòòn”!!!
Ciò che è ancora più grave, però, è la convinzione di come basti il consenso popolare in sé a creare una pregiudiziale innocenza.
Vorrei citarvi un passaggio di un libro eccezionale regalatomi da una mia cara amica, ”L' Affaire Moro”, in cui Leonardo Sciascia, circa 40 anni or sono, fa una lucida analisi del discorso di Aldo Moro in difesa dell’onorevole Gui, implicato nel caso delle tangenti “Loockheed”.
…e a voler ridurre all’ essenzialità e chiarezza gli argomenti dell’onorevole Moro: la libertà e l’integrità del paese sono intangibili; la Democrazia Cristiana rappresenta la libertà e l’integrità del paese; la Democrazia Cristiana è intangibile
Sillogismo da cui rampolla quest’altro: l’immutato consenso elettorale dimostra che la DC non ha colpa; l’onorevole Gui è democristiano; l’onorevole Gui non ha colpa.
E sarà magari l’onorevole Gui innocente rispetto alle specifiche imputazioni che gli sono state mosse, ma non pare che la sua personale innocenza possa rifulgere attraverso questi sillogismi.
Questi sillogismi, trascendendo il problema della colpevolezza o innocenza dell’onorevole Gui, affermano una volta per tutte l’innocenza della DC, da far valere, volta per volta, come pregiudiziale innocenza dei singoli democristiani”.
( Leonardo Sciascia- Affaire Moro- pag. 38)

Non è cambiato nulla!
La distinzione tra Prima e Seconda Repubblica, oltre che fittizia per continuità di soggetti, lo è anche per continuità di modi: una barriera più assimilabile ad un colabrodo che ad uno spartiacque.
Se proprio vogliamo permetterci una distinzione, questa volge comunque a favore di quello che è stato. Per quanto non possa esserci giustificazione valida per una scorretta concezione del potere politico, possiamo considerare ironicamente "più civile" di ciò che accade oggi un reato come il finanziamento illecito ai partiti.

Massimo McMutton





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