Maya Angelou: Una coraggiosa e sorprendente verità.



Maya Angelou legge la sua poesia Una coraggiosa e sorprendente verità, scritta nel 1995 per celebrare i cinquant'anni dell'ONU. (qui il testo originale).




Noi, questo popolo, sopra un piccolo e solitario pianeta
in viaggio nello spazio incurante,
tra le stelle distanti, lungo l'orbita di soli indifferenti,
verso una destinazione dove tutti i segnali ci dicono
che è possibile e necessario scoprire
una coraggiosa e sorprendente verità

e quando arriviamo a coglierla,
nel giorno in cui si proclama la pace,
quando distendiamo le nostre dita
dai pugni dell'ostilità
e lasciamo che l'aria pura stemperi i nostri palmi

quando arriviamo a coglierla,
quando cala il sipario sul teatrino dell'odio
e le facce sporche di disprezzo vengono pulite a fondo
quando i campi di battaglia e i colossei
smettono di falciare i nostri soli e unici figli e le nostre figlie,
assieme all'erba dilaniata e insanguinata,
per essere seppelliti in fosse identiche di una terra straniera

quando l'avido tuonare delle chiese
il frastuono urlante nei templi è cessato
quando gli stendardi ondeggiano gioiosi
quando i vessilli del mondo sventolano
robusti nella dolce brezza pulita

quando arriviamo a coglierla,
quando facciamo cadere i fucili dalle nostre spalle
e le bambine vestono le loro bambole nelle bandiere della tregua
quando le mine di morte sono state rimosse
e gli anziani possono passeggiare nelle serate di pace
quando il rito religioso non è impregnato
con l'incenso della carne che brucia
e i sogni dell'infanzia non vengono spezzati a calci
dagli incubi dell'abuso

quando arriviamo a coglierla,
allora confesseremo che né le piramidi,
con le loro pietre disposte in una misteriosa perfezione,
né i giardini di Babilonia
rappresentano la bellezza eterna
nella nostra memoria collettiva
né il Grand Canyon,
incendiato dai colori incantevoli
dei tramonti ad occidente

né il Danubio, che fa scorrere la sua anima azzurra dentro l'Europa
né la sacra vetta del monte Fuji
che protende verso il Sol Levante
né il padre Rio delle Amazzoni né la madre Mississippi che, senza distinzione,
nutrono tutte le creature nei fondali e in superficie,
queste non sono le uniche meraviglie del mondo

quando arriviamo a coglierla,
noi, questo popolo, su questo minuscolo e unico globo
che quotidianamente tende la mano alla bomba, alla lama e al pugnale
eppure formula richieste nell'oscurità per ottenere segnali di pace
noi, questo popolo, su questo granello di materia
nelle cui bocche dimorano parole malefiche
che mettono alla prova la nostra esistenza
eppure, da queste stesse bocche,
possono fuoriuscire canzoni di una dolcezza così raffinata
che il cuore esita nel suo dovere
e il corpo si distende nell'incanto

noi, questo popolo, su questo pianeta piccolo e alla deriva
in cui le mani possono colpire con tale impeto
e in un batter d'occhio, la vita portano via da ogni creatura
eppure queste stesse mani possono toccare con una così benefica e irresistibile tenerezza
al punto che un collo arrogante è felice di chinarsi
e una schiena orgogliosa è lieta di curvarsi
fuori da un tale caos, da una tale contraddizione
impariamo che non siamo né demoni né divinità

e quando arriviamo a coglierla,
noi, questo popolo, con questo ostinato corpo ribelle
creato su questa terra, di questa terra
abbiamo il potere di dare forma su questa terra
ad un ambiente dove ogni uomo e ogni donna
può vivere libero senza la bigotta pietà
senza che lo paralizzi la paura

e quando arriviamo a coglierla,
dobbiamo confessare di essere la possibile,
siamo la miracolosa, la vera meraviglia di questo mondo
ed è quando e solo quando
arriviamo a coglierla.






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