Honor The
Strike.
A Berkeley il movimento del Free Speech aveva invaso le strade e acceso
l’animo della protesta studentesca, alimentando un fuoco che rapidamente si
sarebbe spostato per tutto il paese, sino ad espoldere in Europa. La voce si era alzata, forte, nell’inverno del '64. All’interno
del Campus erano nati numerosi banchetti per supportare il movimento per i diritti civili tramite donazioni. Il regolamento dell'epoca vietava questo genere di attività all'interno del Campus. La
paura che si potessero fomentare attività sovversive aveva avuto la
meglio sulla sbandierata libertà di espressione tanto declamata nel primo
emendamento della Costituzione americana del 1791.
Congress shall make no law
respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise
thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of
the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress
of grievances.
Proprio
rivendicando questo diritto, i giovani
di Berkeley iniziarono le loro proteste. Una piccola parentesi dovrebbe
essere dedicata alla complicata realtà che hanno vissuto i manifestanti
statunitensi durante la storia americana. Patriottismo è la parola che più è
stata sfruttata per gettare discredito su persone o movimenti. “Il patriottismo
è l’ultimo rifugio di un farabutto”. Mi è sempre rimasta in mente questa frase
di Samuel Johnson, ripresa da Gore Vidal, per guardare alla filastrocca che dipinge
un manifestante come nemico della patria. In America essere “unpatriotic” è
un marchio a fuoco, una croce, una colpa. Non troverete altro posto al mondo
dove le persone sono tanto orgogliose di essere dove sono ma non sanno come ci
sono arrivate. Non c’è un posto con così tante bandiere. Nulla da ridire su un
normale sentimento d’amor patrio, ma molto spesso la paura architettata ad arte
ha trovato terreno fertile proprio in questo decantato spirito di fedeltà. Le
decisioni difficili, le guerre, le ingiustizie sociali, sono molte le tematiche
che hanno mosso le persone a voler esprimere indignazione, compiendo il più grande gesto d’amore per il proprio paese. Un amore frainteso, che viene
usato come un’arma per nascondere ai propri occhi la natura reale dei problemi.
Era il 1964 e solo da dieci anni si era concluso ufficialmente il Maccartismo,
dove il continuo sfruttamento dei media aveva contribuito ad accrescere la
paura del comunismo con conseguente caccia alle streghe.
Uno dei leader della
protesta di Berkeley si chiamava Mario Savio.
Aveva la fronte larga e un profilo alla Neal
Cassady.
"There is a time when the operation of the
machine becomes so odious, makes you so sick at heart, that you can't take
part; you can't even passively take part, and you've got to put your bodies
upon the gears and upon the wheels, upon the levers, upon all the apparatus,
and you've got to make it stop. And you've got to indicate to the people who
run it, to the people who own it, that unless you're free, the machine will be
prevented from working at all!"
Mario Savio fu
arrestato e scontò una pena di quattro mesi, ma le sue parole suonano ancora
attualissime. Da Henry David Thoureau, il padre della disobbedienza civile, al
caso della black list di professori “pericolosi” nelle Università americane, il diritto alla libertà di espressione e di opinione è stato
calpestato senza mezzi termini. Caso emblematico è quello del professore Ward
Churchill, allontanato dall’Università del Colorado, per alcune affermazioni
poco gradevoli sull’undici Settembre. Churchill, specializzato in studi sui
dissidenti e sui nativi americani, aveva affermato che gli eventi del 9/11
erano la conseguenza inevitabile della politica americana e aveva etichettato i
tecnocrati che lavoravano negli edifici come piccoli Eichmann. Lontano dalla
provocazione delle sue affermazioni, si può leggere nel lungo articolo dedicato da Wikipedia su questa vicenda, quanto lo stato del Colorado si sia impegnato a
mascherare questa censura come fosse un licenziamento dovuto ad incapacità
tecniche del professore. Il quale, alla fine del saggio dove compaiono le
affermazioni incriminate, elenca una piccola parte di atrocità compiute in nome
di Dio e del popolo americano, dimostrando l’evidente squilibrio
delle ingiustizie.
Cambiano le epoche, ma non la sostanza. Se il Patriot Act ha
trovato il favore del popolo che ha preferito cedere una parte della libertà personale in cambio di un controllo massiccio della propria vita, oggi siamo arrivati
ad un attacco ancora più esteso. SOPA (Stop Online Piracy Act) e PIPA (Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property Act ) sono due leggi, volte a garantire
la difesa della proprietà intellettuale e destinate a combattere la pirateria
su Internet. Nello specifico, il SOPA indica che non verranno perseguite solo le persone che pubblicano materiale protetto da copyright, ma anche i siti che ne contengono i link (ad esempio Youtube).
Queste due leggi darebbero la possibilità di eliminare la linfa vitale della
rete, ossia la condivisione. Canzoni, film, opere d’arte, dibattiti politici,
preghiere, interviste,documentari,articoli di tutti i generi verrebbero scaraventati
nel buio. Gli scaffali dei Blockbusters tornerebbero a riempirsi di centinaia
di copie di “Natale a Termoli”. La scelta di controllare la censura è sicuramente
dettata dall’imprevedibile e dilagante utilizzo della rete e della sua
efficacia nell’organizzare i cittadini nei movimenti di protesta, come nel caso
di #OccupyWallStreet.
Questo filmato illustra gli effetti:
Anonymous, in seguito alla chiusura di Megaupload, ha condotto una massiccia azione di hacking sui siti del
Dipartimento di Giustizia americana e su quelli di alcune grandi
etichette come la Universal, mandando in tilt i loro portali. Non
contenti, sono riusciti ad oscurare il sito dell'FBI, facendo
assaggiare al famoso Bureau un pò della sua stessa medicina.
E' inutile ripetere la solita cantilena "non si impara mai nulla dal passato." Il potere, la "macchina" di Mario Savio, per mantenersi, deve sovrastare la volontà democratica dei cittadini, in modo più o meno evidente, ma sempre deleterio. Gli effetti di questa morsa, però, sono imprevedibili.
Siamo solo al primo atto.
Alessio MacFlynn
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4 commenti:
Conoscendomi, sai che sono un grande fautore di Internet e delle sue potenzialità, e so anche che dietro a tutta questa repressione c'è una motivazione di fondo che molto si discosta dalla semplice necessità di proteggere la proprietà intellettuale.
Il problema della protezione di questo diritto, però, non va sottovalutato.
E' lampante come il paradigma commerciale su cui si poggiava la distribuzione di materiale artistico sia cambiato (e deile mutazioni sociali ca preso atto...punto e basta!!!), e come quello del freeware sia un inarrestabile fiume in piena, ma sappiamo anche che i primi ad essere lesi da tutto ciò sono gli emergenti.
Per farla breve, internet è una cassa di risonanza senza precedenti, ma, spesso, non permette neanche quei piccoli ritorni, più o meno immediati, che per molti emergenti sarebbero vitali, anche in considerazione del fatto che non ci si può ragionevolmente aspettare che tutti si dedichino ad un'attività per la sola gloria. Semplicemente, alle volte diventa impossibile.
Quindi, mi chiedo: come si possono bilanciare le due necessità?
Credo che gli emergenti abbiano goduto di una possibilità inaspettata. Tutti possono creare e condividere, così da aumentare esponenzialmente la "concorrenza". Se ci pensi lo stesso Justin Bieber era un fenomeno di Youtube, scoperto e portato nel "mercato" reale. E' un mare, certo, in cui farsi valere dipende molto dai propri mezzi e dalle proprie capacità. Per cui non mi sentirei di dire che penalizzi completamente gli artisti emergenti, anzi. Penso che l'azione di Anonymous sia mirata anche ad evidenziare l'abisso che sta tra la grande industria e Internet. Etichette come la Universal hanno sempre puntato a commercializzare artisti di basso livello, pur di ottenere un guadagno fuori misura. Oggi si può scegliere cosa ascoltare, se un briciolo di curiosità riesce a permeare una persona seduta davanti al pc. E' solo l'inizio di un nuovo modello culturale di scambio delle conoscenze, ed è ancora presto per riuscire a vedere un bilanciamento delle parti. Chi vale, alla fine, viene premiato, molto più di come accadeva prima. Se un gruppo ha successo su internet, non punterà tanto ad un guadagno basato sul disco, ma stai sicuro che potrà organizzare un concerto con una forte partecipazione.
Si parla tanto di social network e di social life,scordandosi che i governi ed il potere in genere non amano che la gente collabori e si organizzi.
In un italietta dove internet non è diffuso come negli USA sono bastati qualche canale tv per tenersi al potere un incapace come Berlusconi per venti anni senza protestare.
Ora che gli USA iniziano a vedere che internet e gli strumenti "social" funzionano davvero (nelle rivolte nordafricane ad esempio) ed avendo in patria un movimento come occupywallstreet, cioè cittadini americani che vogliono cambiare le logiche di potere alla base delle recenti crisi economiche, stanno provando a fare ciò che il potere ama di più: limitare le libertà dell'individuo, limitare la collaborazione, mettere sotto controllo i mezzi di comunicazione. Al fine di mantenere il controllo sui provolegi che nel tempo si sono creati e che il 99% non ritiene giusti.
che poi è ciò che succede almeno da Luigi XV in poi ..
Vero! Ho sempre detto che bisogna cavalcare la viralità del web. E dico anche che i guadagni facili in partenza sono da considerare quasi fuori discussione, soprattutto per chi faccia prodotti di concetto che non puntino alla pancia.
Ma è un dato di fatto che anche sul web stesso c'è modo e modo.
Ad esempio: un buon sostituto per gli introiti da vendite, potrebbe essere l'introito da advertising (rendendo gratuito il download di uuna canzone da una data pagina), ma, se ci pensi, anche questo penalizza gli emergenti.
Se riesco a vendere una canzone su ITunes a 0,99 cents guadagno di botto quello che guadagno con 1000 visualizzazioni di una pagina.
Ora, tu sai bene che per arrivare ad una media di 100/150 visite al giorno abbiamo dovuto sudare 7 camicie, quindi, non è così semplice. Inoltre, molte persone sono ancora restie, soprattutto nel nostro paese, ad utilizzare la carta di credito su Internet.
Sarebbe bello far partire un mega brain storming su possibili alternative. Una sorta di definizione del nuovo paradigma.
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