Americana '80.

La trasformazione sociale americana degli anni '80 è un viaggio tortuoso,addirittura pericoloso. Ho deciso di prendere il filo che accomuna due grandi opere ambientate in quel periodo per provare a fare un percorso a ritroso,alla ricerca dei temi che hanno pervaso e segnato quegli anni. I libri sono Rumore Bianco di Don DeLillo e American Psycho di Bret Easton Ellis. 

La generazione rampante degli anni '80, nata dopo la fine della guerra,ha vissuto solo marginalmente il periodo delle grandi svolte per le lotte civili e si è fatta le ossa con Nixon e la disco music. Ma quello che ha davvero segnato quella generazione,incidendola con un marchio indelebile,è il fatto che essa fosse la prima ad essere nata e cresciuta davanti al televisore.  L'innovazione dei programmi di quegli anni è uno degli elementi che ha più inciso nella cultura americana prima e in quella mondiale poi. Dallas,Love Boat,The Jeffersons,A-Team,Dynasty,Magnum P.I. e decine di altri programmi hanno creato una costellazione di celebrità e di idoli che ancora non smettono di entusiasmare spettatori di tutto il globo. Se infatti si vuole ritrovare uno dei massimi periodi di splendore americano,gli anni '80 sono quelli in cui l'esportazione del modello "live your dream" ha preso il volo sotto forma di un consumismo inarrestabile,trascinato anche dalla spettacolare produzione cinematografica Hollywoodiana. Tutto e subito. Le persone sembravano immerse in un nuovo paese dei balocchi,rilucente di una scelta incredibile di beni superflui e di sogni facili e preconfezionati. Ci si svegliava in un mondo nuovo fatto di un magico benessere e di una accessibilità illimitata. Un mondo riassunto nelle statue di Duane Hanson,che hanno sintetizzato l'essenza di un periodo dove i codici a barre erano il linguaggio comune della fiducia e i bancomat una rassicurante isola ronzante. 
Il sogno americano era finalmente accessibile a tutti. 

American Psycho è esattamente la faccia oscura di quel sogno,incarnato da Patrick Bateman,lo yuppie per eccellenza. Una personalità maniacale e psicopatica che riversa il suo odio per le persone che frequenta e anche quelle che non sono al suo stesso livello. Bello,scolpito,abbronzato e simpatico. Non risparmia mai le descrizioni puntigliose di tutto ciò che serve per renderlo impeccabile. Vestiti,creme,impianti hi-fi di ultima generazione. Per lui l'essere non può prescindere dall'avere,e quell'avere deve essere stupendo,costoso e di marca. Tutte le persone lo considerano un bravo ragazzo e lui, sfruttando questo stereotipo che ne copre la vera essenza, inizia a seminare una lunga scia di crimini,talmente efferati da costringere più volte il lettore a dover poggiare il libro per riprendere fiato. La morte quindi entra in scena prepotentemente, occupando le pagine di American Psycho così come in Rumore Bianco entra sottilmente,come se fosse quel fastidioso ronzio che emanano i televisori che perdono la frequenza e restano accesi tutta la notte. La pubblicità irrompe nel libro di DeLillo proprio come fanno gli slogan,all'improvviso e casualmente,occupando i dialoghi e addirittura i sogni della famiglia protagonista della storia. La morte quindi rischia di rovinare tutto l'equilibrio che è stato creato dal vuoto di sentimenti,e da una progressiva perdita del reale. Allora perché non curarla,questa antipatica malattia che ancora affligge l'uomo moderno? Magari con una di quelle belle pasticche custodite negli armadietti dei bagni,racchiusa in un flaconcino color miele ambrato. Magari curando quella primordiale paura che genera proprio la morte,e che acuisce la sua primitività mano a mano che la civiltà si illude di allontanarsene. Oppure perché non fare proprio il suo gioco,prendendone il posto e sostituendosi ad essa,operando così il più folle atto di superbia,nella vana ricerca di immortalare la propria anima seminando più cadaveri possibili?

Negli anni '70 la morte era stata parte integrante nella costruzione del mito e degli idoli della cultura Rock'n'Roll. Vivere velocemente e morire giovani era diventato più di uno slogan. Ma solo dieci anni dopo,la morte non era più così di moda. Era diventata troppo vecchia per una generazione che scopriva trucchi e rimedi per mantenersi giovane e bella. Creme,lampade,macchine lucidate e ginnastica in TV erano la ricetta per vivere al meglio e non sentirsi inadeguati al cambiamento dei modelli che le mode imponevano. Se la letteratura ha prodotto questi due capolavori,lo si deve proprio a questa impennata negli stili di vita e nel consumo di massa. Il potere si manifestava nella ricchezza in un modo nuovo. Gli anni '80, infatti, si fecero largo per una caduta di gusto incredibile,riassunta in varie mostruosità artistiche e stilistiche,che puntavano solo sull'eccesso,eliminando del tutto la componente culturale e impegnata che rischiava di appesantire i modelli proposti. 

Il divertimento,il successo,il terrore e il vuoto. Una complessità di tematiche che richiede un grande talento letterario,magistralmente affrescato in due indimenticabili discese all'inferno. 
Don DeLillo lo fa accompagnando il lettore un gradino alla volta,mentre Easton Ellis lasciandolo cadere direttamente nel precipizio oscuro della mente di Patrick Bateman.

Alessio MacFlynn


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