I buchi nelle bandiere.

“Casus belli” è una locuzione che abbiamo imparato a scuola per introdurre le argomentazioni alla base di un conflitto. Da Elena di Troia all'attentato di Gavrilo Princip, la storia ci ha presentato una moltitudine di quelle gocce che fanno traboccare il vaso. Gli eventi, dietro la loro eclatante apparenza,nascondono una serie di concause e insofferenze, coperte da una sottile coltre di cenere. La sanguinosa rivoluzione ungherese, tappa fondamentale nel percorso di ribellione al regime sovietico, portò chiaramente, davanti agli occhi del mondo, l'efferatezza di una dittatura non meno feroce di quella nazifascista. In Italia avvenne un vero e proprio smantellamento del PCI, con l'uscita e le dimissioni dal Partito di numerosi personaggi illustri, disgustati da quel massacro. I giovani che scesero nelle strade di Budapest, sventolavano le loro bandiere bucate, avendo rimosso il simbolo posto al centro: una spiga di grano dorato incrociata ad un martello e ornata di una stella rossa. La stella dell'armata sovietica,entrata a Budapest il 4 novembre del 1956 con uno spiegamento di forze spaventoso: 200.000 soldati,seguiti da ben 4000 carri armati. Solo nel 1989,con la disgregazione del regime sovietico, l' Ungheria tornò ad essere Repubblica, eliminando la denominazione "Popolare" e riabilitando gli eroi che erano stati giustiziati durante la repressione. Il 1989 fu un anno cruciale,riassunto simbolicamente dalla caduta,il 9 Novembre, del Muro di Berlino. Poche settimane dopo,anche la Romania conobbe la sua rivoluzione e le sue bandiere bucate. Nicolae Ceausescu,al potere dal 1965, fu promotore di una politica che mise in ginocchio il paese, attraverso numerosi decreti che fecero maturare il malcontento popolare. Una delle sue prime riforme fu l'abolizione dell'aborto e di ogni metodo di contraccezione. Bucarest  fu privata del centro storico,demolito per far posto alle tipiche architetture in stile russo, inaugurando la costruzione della Casa del Popolo (l'attuale parlamento),uno degli edifici amministrativi più estesi al mondo. Trent'anni di disastrose politiche economiche e di terrore, armarono di coraggio lo spirito dei cittadini rumeni. Trovandoli pronti al momento giusto.

Da Timisoara si generò il moto rivoluzionario. L' 8 dicembre,il pastore protestante Laszlo Tokes, autore di decise e forti accuse contro la politica repressiva dello Stato, venne portato via dalla polizia con un avviso che lo obbligava a lasciare la città. I fedeli,decisi a schierarsi con il pastore,iniziarono le proteste, ma l’esercito rispose duramente uccidendo 73 manifestanti. Due settimane dopo,deciso a chiudere quel difficile anno con un bagno di folla, Ceausescu tenne un discorso dal balcone del Palazzo del Comitato centrale.
Le sue parole vennero interrotte presto. Dalla piazza iniziarono a levarsi forti urla e la folla cominciò a premere contro il cordone dei soldati,muovendosi fin sotto al balcone dove stava il presidente rumeno. Stupefatto per quello strano evento,Ceausescu rimase pietrificato e visibilmente sconvolto. Diversi minuti dopo, anche se con qualche difficoltà,venne ristabilito l’ordine e  riuscì ad ultimare il suo discorso. L' ultimo. 
Ci sono diverse ipotesi sugli eventi di quel giorno. Da una parte c’è chi è convinto che l’inizio delle proteste fosse stato preparato accuratamente,ma è molto più diffusa la teoria di una causa scatenante “involontaria”.Un lavoratore di nome Leon Nica, durante il discorso, sovrappose alle parole del presidente rumeno il suo grido: “Timisoara! Timisoara!” Questo generò una divisione nella folla,che fece per allontanarsi da lui,temendo che potesse richiamare la reazione dei soldati presenti. Una grande parte della folla iniziò a spingere verso il palazzo dove si teneva il discorso, e un’altra cominciò a disperdersi  dalla parte opposta. Ad agitare ulteriormente quella piazza,contribuendo ad aumentare la paura, fu il suono di alcuni petardi espolsi. Furono in molti a credere che si stesse consumando una sparatoria. Chi era su quel balcone non poteva saperlo,e chi era nella piazza non poteva immaginare che bastasse così poco per provocare,in diretta nazionale, un terrore mai visto negli occhi del Conducător. Proteste e scontri si accesero nel giro di poche ore. Le bandiere furono bucate,così come in Ungheria,e, in poco meno di una settimana, il leader rumeno fu catturato e condannato a morte.
La Repubblica Socialista di Romania tornava ad essere,semplicemente, Romania.

Alessio MacFlynn

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