Raffaello Baldini - L'estate


Poi verrà l'estate,
che non si fa mai notte, e dentro le case, nell'ombra,
gli armadi sembrano fantasmi,
le chiavi ballano nelle tasche, i ragni
hanno una pazienza, l'acqua fa il taso,
un bambino su uno scalino schiaccia i noccioli
per il croccante, nell'orto la mattina luccicano
le strisce delle lumache,
che cosa bruciano laggiù?
ma guarda quella rondine dove ha fatto il nido,
che bei gerani, il figlio di Baròcc ci dà
con quel violino, i gatti hanno le schiene sottili
come coltelli, all'Arco
un forestiero con un berrettino bianco domanda
per andare a San Leo, - al caffè parlano di Alvaro,
"Fosse stato il sinistro", "Per quanto adesso gli viene
una bella pensione", "Ma senza un braccio",
"Meglio un braccio che una gamba", "Non lo so mica",
"Va' là, due gambe buone", "Se devi correre,
ma nuotare, piantare un chiodo, tirare con la doppietta",
"Perché, andava a caccia?", "Si fa per dire,
anche pulirsi il sedere", - le due Bagiagia
vanno su al Passeggio a prendere il gelato,
"Vi mando tutti in galera!", litigano in piazza?
no, senti, ridono,
sotto i portici Zanini e il cavaliere
vanno su e giù, mani di dietro, parlano fitto,
la notte è un teatro, dalla Rocca 
si vede il mondo, Rimini, Cesenatico, Cervia,
poi a casa, a letto, solo col lenzuolo, e lei,
nuda anche lei, che pare dorma, invece,
piano, con un piede, ti fa segno.

Raffaello Baldini, L'instèda (L'estate) da La nàiva. Furistír. Ciacri

 

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