“Dobbiamo riuscire, qui, a fare qualcosa. Non come ora, che nessuno si fa gli affari suoi ma non cambia nulla degli altri…Vorrei che parlassimo…per essere, ma veramente, nelle cose di tutti i giorni… rivoluzionari…”
Rivoluzionari: una parola pronunciata in fretta. Una parola della cui fuga il personaggio sembra quasi vergognarsi, come conscio di non saperla gestire, di riconoscerle un significato troppo pesante per il proprio animo ormai spento.
Succedeva a Roma, circa trent’anni or sono. Una Roma la cui ingombrante presenza non ci viene rivelata da nessuna Anita Ekberg zuppa dell’acqua di Trevi, ma che brilla nell’ ironico “anti-milanismo” esternato da Michele ad ogni nome accompagnato dall’articolo determinativo.
Eppure Michele, Mirko, Vito, e Goffredo, che ora si trovano a doversi forzare al confronto dell’uno con l’altro per riappropriarsi della loro coscienza, avevano vissuto intensamente il loro periodo di attivo splendore.
Lo si intuisce dai discorsi che a volte riaffiorano tra una monotonia e l’altra, e che si scontrano duramente con una realtà che con quegli stessi discorsi non ha più nulla a che fare.
Lottare per gli altri è ormai anni luce distante dal loro quotidiano, e lottare per sé sembra perdere senso di giorno in giorno.
Hanno perso quella Luce che, con fiero ardore politico, avevano conquistato anni addietro.
Ma che cos’è La Luce? L’Illuminismo.
E, allora, che cos’è l’Illuminismo?
Secondo quanto ci dice Kant nel suo “Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?” (pag111), “la minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelletto, ma dalla mancanza di decisione e di coraggio.”
Secondo Habermas, che cita questo frammento di Kant nel suo “Storia e critica dell’ opinione pubblica” (pag121), “la liberazione dalla minorità imputabile a sé stessa, è l’Illuminismo, “Aufklarung”, sia inteso nel senso letterale di rischiaramento, sia in quello storico di Illuminismo."
I quattro dell’esperimento di coscienza, pur essendosi rischiarati un tempo, sono tornati nel grigiore della vita lasciata a sé e decisa da pochi altri.
Era quella una generazione per la quale l’impegno politico era solo un nostalgico ricordo. Figlia di quella è una generazione, la mia, per la quale, invece, l’impegno politico è rimasto solo un noioso racconto.
Eppure, sembra che in questi ultimi tempi ci si sia riscoperti cittadini.
Un rinato interesse per le questioni spinose sembra aver risollevato la caratura della nostra morale.
Tutti si interessano di tutto, e, cosa ancora più sorprendente, tutti sanno tutto di tutto.
Un nuovo Illuminismo? Oppure, molto più semplicemente, esasperazione dettata dalla durezza dei tempi?
Tuttavia, accordandomi a quanto sostenuto una volta da un mio amico, “non è così importante, in questi tempi bui, che i ragazzi parlino di Falcone e Borsellino pur non sapendone molto. Tutto sommato, non staranno parlando di cose futili”.
Indiscutibilmente, è vero, ma il serio impegno finalizzato alla conoscenza profonda degli argomenti non può essere eluso, se si vuole prendere decisioni in piena coscienza: vediamo di non meritarcelo Alberto Sordi.
Lo si intuisce dai discorsi che a volte riaffiorano tra una monotonia e l’altra, e che si scontrano duramente con una realtà che con quegli stessi discorsi non ha più nulla a che fare.
Lottare per gli altri è ormai anni luce distante dal loro quotidiano, e lottare per sé sembra perdere senso di giorno in giorno.
Hanno perso quella Luce che, con fiero ardore politico, avevano conquistato anni addietro.
Ma che cos’è La Luce? L’Illuminismo.
E, allora, che cos’è l’Illuminismo?
Secondo quanto ci dice Kant nel suo “Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?” (pag111), “la minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelletto, ma dalla mancanza di decisione e di coraggio.”
Secondo Habermas, che cita questo frammento di Kant nel suo “Storia e critica dell’ opinione pubblica” (pag121), “la liberazione dalla minorità imputabile a sé stessa, è l’Illuminismo, “Aufklarung”, sia inteso nel senso letterale di rischiaramento, sia in quello storico di Illuminismo."
I quattro dell’esperimento di coscienza, pur essendosi rischiarati un tempo, sono tornati nel grigiore della vita lasciata a sé e decisa da pochi altri.
Era quella una generazione per la quale l’impegno politico era solo un nostalgico ricordo. Figlia di quella è una generazione, la mia, per la quale, invece, l’impegno politico è rimasto solo un noioso racconto.
Eppure, sembra che in questi ultimi tempi ci si sia riscoperti cittadini.
Un rinato interesse per le questioni spinose sembra aver risollevato la caratura della nostra morale.
Tutti si interessano di tutto, e, cosa ancora più sorprendente, tutti sanno tutto di tutto.
Un nuovo Illuminismo? Oppure, molto più semplicemente, esasperazione dettata dalla durezza dei tempi?
Tuttavia, accordandomi a quanto sostenuto una volta da un mio amico, “non è così importante, in questi tempi bui, che i ragazzi parlino di Falcone e Borsellino pur non sapendone molto. Tutto sommato, non staranno parlando di cose futili”.
Indiscutibilmente, è vero, ma il serio impegno finalizzato alla conoscenza profonda degli argomenti non può essere eluso, se si vuole prendere decisioni in piena coscienza: vediamo di non meritarcelo Alberto Sordi.
Massimo McMutton
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