Ci scusiamo per il disagio ma i riflettori sono spenti...


In data 3 aprile 2011 il Sole 24 Ore, tipico sussidio informativo da comunistacci antiberlusconiani, ha pubblicato un articolo che critica aspramente lo stallo di cui soffre il processo di ricostruzione post-sisma.

Tendo ad evidenziare con un certo entusiasmo la notizia non perché il suddetto quotidiano sia stato il primo, anzi, ma perché, finalmente, non si potrà più etichettare tale informazione come proveniente da ambiti le cui posizioni politiche, poiché antagoniste a quelle della maggioranza, portano, secondo l'opinione da quest'ultima largamente diffusa, a giurare anche il falso pur di riuscire nell' intento di far cadere il Governo.
Come ben saprete, infatti, non si può certo sostenere che il Sole 24 Ore sia un quotidiano sinistrorso.

Entro nel merito dell'argomento.
Partiamo dal titolo: "Ferma anche l'economia del disastro".
Con questo titolo, a mio avviso, si vuole intendere che non solo è ferma la macchina della ricostruzione, con tutto ciò che riguarda la rinascita del centro storico, ma il tessuto economico e sociale è ancora talmente lacerato da non esserci stato neanche il minimo segno di nascita di quell'economia che, dopo disastri di questo tipo, generalmente sorge (ne è un esempio il terremoto di Avezzano nel 1915 che vide l'afflusso di una grande massa di persone interessate alla ricostruzione). Mi riferisco a settori quali quello dell'edilizia che, come ci si potrebbe aspettare, dovrebbe trovare appetibile una situazione del genere.

L'articolo continua descrivendo L'Aquila come "ricoperta da una cappa di vetro e polvere. Immobile". Una città in cui mancano soldi per ogni tipo di opera, dalla grande chiesa al piccolo asilo nido.
Punto interessante, poi, è quello riguardante il "giallo contabile" dei fondi erogati per la ricostruzione, emerso da uno studio dello Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell' Industria nel Mezzogiorno) richiesto dal Sole 24 Ore.
Secondo il vicedirettore Luca Bianchi, l'unico elemento sicuro sono gli 1,2 miliardi stanziati sull'emergenza dal Governo, a cui vanno aggiunti i 494 milioni messi a disposizione dall'Unione Europea.
Ci sarebbe poi un'altra cifra compresa tra i 2 e i 4 miliardi in carico al Fas, il fondo che contiene le risorse per il Sud, che sembrerebbero essere risorse teoriche il cui utilizzo non si riesce ad appurare
Sempre lo stesso Bianchi sostiene che sia inammissibile la mancanza di una cabina di regia che monitori le risorse disponibili e ne decida la destinazione.

Andando avanti nella lettura ci si imbatte in resoconti negativi le cui dimensioni lasciano ampio spazio allo sconforto.
Secondo dati Inps, nei primi due mesi dell'anno la Cig ordinaria ha avuto un aumento tendenziale del 485% , a fronte di un +19% regionale, e quella in deroga ( riservata ai lavoratori che non hanno diritto alla ordinaria e alla straordinaria,ndr) è esplosa del 2500%, arrivando ad essere due volte e mezza quella abruzzese.
Tutto ciò è solo un piccolo assaggio di tutti gli indicatori che avvertono del rischio di "meridionalizzazione" (termine che, personalmente, odio per la vena discriminatoria, ma che, in effetti, rende l'idea).
Nel 1995 il Pil pro capite aquilano era stimabile in 14.462 euro. Facendo le proporzioni, era di un quarto minore rispetto a quello del Centro Nord e di un quinto maggiore rispetto a quello del Mezzogiorno. Ora la distanza dal Centro Nord è salita al 30%, mentre quella dal Mezzogiorno si è accorciata al 10%.

Volendo, dunque, tirare le somme, anche alla luce del pessimo tiro giocato dalla trasmissione Forum, la cui colpa non è quella di inventare storie (è il caso concreto della controversia presa in esame ad essere realmente importante), ma quella di aver voluto, Dio sa se dolosamente, contestualizzarla in maniera così precisa, possiamo dire che la situazione è ben lungi dall'essere risolta e che il popolo aquilano rischia di veder trasformare in definitive quelle New Town concepite come temporanee.

Massimo McMutton


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