Requiem per una cabina telefonica.

I manifesti per l'impiccagione sono stati affissi. I condannati sono un pezzo della nostra storia passata. Aspettano pazienti che il loro destino si compia. Smaltite chissà come e chissà dove. Il Comune di Roma ha iniziato così la campagna di rimozione delle cabine telefoniche. Su ogni cabina viene riportato il giorno in cui verrà prelevata. C'è tempo un mese per rinviare l'addio. Basta scrivere una mail, spiegando quale esemplare si intende salvare e per quale motivo non deve essere abbattuto. Se ne parlava già da tempo. Le cabine telefoniche oramai sono esemplari sempre più rari delle nostre città. Su alcune svetta ancora il cartello bianco e rosso col simbolo della cornetta. Più che servizio di pubblica utilità, sono solo parte dell'arredo urbano,o dell'archeologia cittadina. Secondo i dati di Telecom Italia, dal 2001 l'uso dei telefoni pubblici è calato del 90%, rendendo inutile la manutenzione di questi piccoli dinosauri tecnologici. Nessuno rischia più di trovarsi fuori nel mondo senza essere raggiungibile, e in questo cambiamento, apparentemente banale,c'è una vera e propria testimonianza dei nostri tempi. L'apprensione è un dato incalcolabile, ma osservando il termometro di ansia e timore davanti ad un telefono irraggiungibile, si può dire che i cellulari abbiano moltiplicato la paura della distanza. Per chi ricorda con affetto le cabine telefoniche, è impossibile non rintracciare nella memoria un ricordo legato al filo di un telefono pubblico. Davanti alle scuole medie della mia città, c'era addirittura una specie di sala Telecom, con diversi box telefonici allineati come fossero le docce degli spogliatoi. Dio solo sa che cosa è passato da lì. Ci potevi trovare i ragazzini ripetenti che fumavano di nascosto, quelli che scrivevano il numero del compagno di classe sfigato "in cerca di forti emozioni", oppure quelli che facevano qualche scherzo di prima mattina, alternadosi nella scelta di numeri dettati dalla fantasia. La memoria dei numeri telefonici è un gioco passato di moda. Una volta era normale ricordarsi tutti i numeri dei propri amici, del campo di calcio da affittare, della ragazza più bella della classe. Si scambiavano come figurine. Come le schede telefoniche! Addirittura, qualche anno prima, non era difficile trovarsi in tasca un gettone telefonico. Se non veniva usato per telefonare, era spendibile: 200 lire, due Goleador.

La domanda sorge spontanea: è davvero necessario che scompaiano? Pensando a come il cellulare si sia insediato nelle nostre vite, sembra difficile che la cabina telefonica possa mai tornare utile. La sua storia era fatta di tempi lunghi e assenze, di nebbia e istanti non immortalati. Il cellulare ci ha difeso dall'imbarazzo, ha schermato coi suoi SMS le nostre facce, ci ha tolto il timore di restare soli. Allo stesso tempo ci ha resi più chiusi e meno disponibili. Sappiamo sempre chi ci cerca, mentre prima era solo un'inattesa sorpresa o una terribile previsione. Circondati da tutta questa tecnologia ultrapiatta, il telefono è diventato un'estensione della nostra vita, non solo un mezzo per comunicare. Provate a chiederlo un attimo in prestito per una chiamata! Molti andrebbero di fretta,e tanti sarebbero agli sgoccioli col credito o la batteria. E una volta concesso il favore, non vi toglierebbero gli occhi da dosso, temendo che possiate portarglielo via.
Alla fine, magari, vi chiederebbero anche 50 centesimi di rimborso!
Certo, non tutti sono così diffidenti.
Ma un telefono pubblico permette di non scoprirlo sulla propria pelle.

Alessio MacFlynn




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