Fracking: veleno per soldi.


Mike Markham gira la manopola del rubinetto e avvicina un accendino acceso all'acqua. C'è un foglio proprio sopra al tubo che rammenta di non bere. Pochi secondi e si sprigiona una fiammata spettacolare. Mike vive in Colorado, uno degli stati dove da diversi anni fiorisce l'attività di estrazione di gas naturale, ossia lo shale gas. Ogni settimana deve rifornirsi di acqua potabile, riempiendo due enormi cisterne. L'acqua di casa sua ha il colore del piombo.
Questa storia, raccontata nel documentario Gasland di Josh Fox, è solo una delle decine di testimonianze raccolte dal regista lungo un viaggio negli Stati Uniti alla ricerca di informazioni sulla nuova frontiera energetica: l'estrazione di gas naturale attraverso una tecnica chiamata fracking.


Fracking, ovvero la frattura idraulica, è un processo di estrazione del gas che prevede la rottura delle rocce sotterranee grazie all'impiego di milioni di litri d'acqua. Questa pressione spacca in profondità il suolo e libera gas naturale che viene congelato e successivamente incanalato nei sistemi di estrazione. Ovviamente l'acqua da sola non basta. Un rapporto realizzato dal comitato del Congresso americano per l'energia e  il commercio ha individuato un elenco di 29 elementi chimici, trasformati in 652 derivati altamente tossici, divisi in tre categorie di rischio. Saltano subito agli occhi nomi come benzene, acido sulfurico, diesel, metanolo, formaldeide e molti altri riconosciuti o potenzialmente cancerogeni per l'uomo. Negli Stati Uniti ci sono numerosissimi giacimenti di shale gas, che occupano zone molto vaste. Una delle aree più estese è stata rilevata tra gli stati di New York, Pennsylvania, Ohio, New Jersey e West Virginia.


Quella che sembra essere la nuova soluzione per l'approvvigionamento energetico si sta rivelando una terribile combinazione. L'esplosione sotterranea dell rocce e l'impiego massiccio di acqua estremamente tossica, sono una vera iniezione di veleno per la terra. Le falde acquifere, data l'estensione delle estrazioni, vengono irrimediabilmente contaminate. Su questa affermazione c'è la totale negazione da parte delle rappresentanze delle compagnie che si occupano di estrazione di shale gas, ma i fatti sono ben diversi dalle presunte inchieste indipendenti che vengono presentate per lasciare che i lavori proseguano indisturbati. Le statistiche, i dati, gli accertamenti sono fumo negli occhi. Le famiglie che hanno provato a sollevare il problema di fronte alle compagnie hanno ricevuto risposte rassicuranti e spesso evasive. Nonostante le loro affermazioni, gli incaricati ad effettuare i sopralluoghi hanno spesso ricevuto l'invito ad accettare un bicchiere d'acqua come prova assolutamente inequivocabile delle menzogne che andavano a certificare. La risposta era ovviamente negativa. Malattie della pelle, emicranie lancinanti, problemi di stomaco e numerosissimi casi di cancro. Gli animali che vivono nelle zone dove sorgono i pozzi perdono il pelo e muoiono distrutti da incontrollabili attacchi di vomito.
Come si è arrivati a questo sfruttamento selvaggio e distruttivo?
Nonostante in America esista il Safe Drinking Water Act per tutelare le falde acquifere, le industrie di gas e petrolio sono autorizzate ad utilizzare materiali ad alto rischio per le loro estrazioni. Questo grazie al federal Energy Policy Act del 2005, voluto dall'ex CEO di Halliburton e segretario alla Difesa Dick Cheney, che ha esentato il fracking dalla normativa del SDWA.


E in Europa? Nonostante migliaia di cittadini americani stiano facendo pressione per chiedere che cessino le operazioni di fracking e quindi l'inquinamento dei maggiori corsi di acqua potabile, diverse nazioni hanno cominciato ad usare questo metodo di estrazione da diversi anni.
In Germania, in un'area dove trivellano RWE-DEA ed ExxonMobil, il piccolo paese di Allerdorf ha registrato valori di benzene 800 volte superiori alla norma e decine di casi di cancro.
In Italia se na parla poco, ma giacimenti sarebbero già stati individuati in Sicilia, Basilicata e Abruzzo, dove il presidente della Regione Gianni Chiodi si è mostrato favorevole ad iniziare l'estrazione. Coperta con l'ingannevole denominazione di "gas naturale", una pericolosissima bomba ecologica rischia di arrivare a casa nostra. E' di pochi giorni fa la notizia che la Forest Oil, grazie ad un ricorso al TAR verso il comune di Bomba (Chieti) , otterrà una nuova valutazione del progetto che vorrebbe trasformarlo in uno dei più grandi centri di estrazione di gas in Italia. Questo piano se ne infischia della ben nota attività tellurica abruzzese, e prevede l'utilizzo di microsismi per l'estrazione.
Water, water, every where,
And all the boards did shrink;
Water, water, every where,
Nor any drop to drink.

 The Rime of the Ancient Mariner 
(Samuel Taylor Coleridge)


Per approfondimenti, segnalo il prezioso blog della professoressa Maria Rita D'Orsogna  http://dorsogna.blogspot.it/

Alessio MacFlynn (thanks Fabio)



 







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2 commenti:

Anonimo ha detto...

insieme al resto del gruppo Energy Policy Studies del Portale per l'Europa Centro-Orientale e Balcanica (www.pecob.eu) sto preparando un progetto di ricerca internazionale sullo shale gas in Europa, per portare il discorso all'interno dell'accademia e della politica. Nei prossimi mesi condivideremo i risultati. Cercheremo di delineare in maniera completa il problema, qui abbozzato con perizia.
Complimenti, spicciatori!
Paolo

MacFlynn ha detto...

Tienici aggiornati! Nel frattempo ti segnaliamo il sito della Forest Oil e il suo progetto "esplosivo" per Bomba (Chieti).

http://www.forestbomba.it/home

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