Marwencol. Una vita ricostruita.

Nel pieno del secondo conflitto mondiale,l'aereo di Mark Hogancamp precipita in Belgio. Unico sopravvissuto alla sciagura,trova rifugio e ospitalità presso un piccolo paese chiamato Marwencol,dove apre un bar e inizia una nuova vita, piena di amici e di nuovi amori. Da qui ricomincia la storia della vita di Mark. La sua seconda vita. Quella in cui vi ho introdotto è infatti la trasposizione fantastica che Mark ha fatto di sé e della sua esistenza,ricostruendola attraverso una storia diretta e interpretata da lui. A Marwencol abitano decine di pupazzi in scala 1:6, proprio come Barbie e Ken. Ogni personaggio è finemente curato,con un' incredibile cura per i dettagli,dai vestiti agli oggetti. Grazie a questa ricostruzione, Mark ha ritrovato un filo,brutalmente tagliato una sera fuori da un bar di Kingston,stato di New York. Mark ha avuto nella sua vita molti momenti difficili, causati dalla depressione e alimentati dall'abuso di alcolici. Le fasi più cupe venivano riversate su decine di diari dove imprigionava le paure,disegnando degli splendidi fumetti dove proprio lui era il protagonista. In una città di poco più di 20.000 anime, ha vissuto il disagio di essere un crossdresser e di non poter esternare questa sua scelta. Un crossdresser non è né un trans,né una drag queen,ma semplicemente una persona che ama indossare vestiti dell'altro sesso,sentendoli molto più idonei alla sua persona. Niente di più. Ma questo non è andato giù a cinque uomini che quella sera lo hanno sentito parlare della sua "strana" passione in un bar. E così lo hanno massacrato di botte,non rispamiandogli calci e pugni al viso. Quello che era un volto umano, è stato trasformato in una maschera gonfia di sangue ed ematomi. Dopo nove giorni di coma, Mark si è risvegliato. Il trauma cranico causato dal pestaggio ha però causato un danno gravissimo nella zona del lobo temporale destro del cervello,azzerando la sua memoria e i suoi ricordi. Per cinque anni Mark ha dovuto imparare di nuovo a camminare,a scrivere,a leggere e soprattutto ha cercato di ritrovare un legame con un passato che gli era stato cancellato. Tutte le persone che componevano la sua vita, le ha dovute riaccettare come dato di fatto. La memoria si manifestava in sprazzi offuscati e sensazioni opache. Mentre riguardava le vecchie foto,ha scoperto di essere stato nella marina,di aver avuto un matrimonio alle spalle e diverse amici che ora erano spariti. Ha chiesto, a chi lo conosceva, di raccontargli che persona fosse. Buono? Cattivo? Arrogante? Simpatico? Estroverso? Ma era inutile,Mark era una persona diversa. La sua esistenza rischiava di precipitare in un baratro,ma ha deciso di ripartire da zero. Il bere non gli interessava più e avrebbe ripreso lentamente a lavorare,cercando di ristabilire i rapporti con le persone e combattendo contro le paure. Così Mark ha creato Marwencol. La sua terapia. Snobbando l'aiuto di psichiatri e dottori,ha costruito diverse abitazioni per il piccolo popolo che ha iniziato a vivere in questo paese Belga della sua fantasia. C'è lui, c'è sua madre,che serve nel bar, ci sono i suoi amici,le cameriere con cui lavora. E poi ci sono tante donne,tante storie d'amore che lui compone e scompone,seguendo le storie che la sua mente costruisce quotidianamente e che immortala con la macchina fotografica. Dopo essere stato scoperto per caso, Mark ha avuto l'occasione di far conoscere al mondo la sua creazione,in una mostra dedicata interamente a Marwencol. La terapia era diventata arte. Guardando le foto che scatta ai vari personaggi,Mark non ha il distacco e la distanza di chi è solito immortalare la staticità delle statue. Le fotografie sembrano istantanee di una vita vera,vissuta in scala più piccola,ma partecipata in egual misura. Nonostante i volti e i gesti dei bambolotti siano sempre molto limitati, il suo amore per questa creazione sembra dargli vita. Le istantanee,esposte a New York,hanno avuto un'accoglienza entusiasmante ma Mark ha vissuto con difficoltà il debutto nell'arte. Mentre girava per le sale della mostra,cercava di farsi conoscere e di parlare con chi era intervenuto,ma la maggior parte degli spettatori storceva il naso o restava allibita quando indicava le foto dei pupazzi dicendo: "Questa è mia moglie,ci siamo sposati a Marzo" oppure "Questo sono io,dopo essere stato catturato dai nazisti". Sicuramente chi ha pensato di esporre la vita di Mark al grande pubblico, non ha immaginato che lui non fosse preparato ad un contatto così forte con la realtà. New York,con tutta la sua eccentricità,non era ancora pronta per Mark. Se questa storia,immortalata in un intimissimo documentario dell'anno scorso, mi ha colpito così tanto,è perché ho visto con i miei occhi quanto sia feroce la violenza che si scatena in tutta la sua insensatezza. Diversi anni fa un mio grande amico fu massacrato di botte a Roma. La sua memoria ha cancellato quella sera e parecchi giorni successivi. Ma per fortuna questa è stata l'unica parte che il suo cervello ha rimosso, lasciandogli  un piccolo vuoto di un periodo della sua vita. Io però ho visto il suo volto,e l'ho rivisto nella foto di Mark Hogancamp massacrato. Sul suo viso si poteva chiaramente vedere il segno lasciatogli da una scarpa.

Mark,quando parla del momento che ha segnato per sempre la sua vita,lo ricorda come l'attacco,the attack. Per curare le sue paure, le traspone in Marwencol e le annienta così come annienta i nazisti che vogliono torturarlo. Quando il mio amico tornava con la mente a quel terribile giorno, parlava di "incidente". Una parola che presuppone uno sbaglio non intenzionale. Mi è sempre suonata male,ma pensavo che fosse usata per non dare rilevanza ad un evento così folle. Rileggendola,però,svela tutta la sua amarezza. Incidente. Ossia qualcosa che incide la vita. E' così che la violenza serpeggia, indossando nomi sempre nuovi e sempre diversi, iniettando un veleno assurdo che a volte lascia, a chi la subisce, il dubbio che possa essere stata causata da una propria sbadataggine,da un proprio errore. E' per questo che guardando Marwencol, ho visto la storia di una vita spezzata e ricostruita in scala più piccola. Non  la storia di un pazzo.

Alessio MacFlynn




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