La marcia e gli assenti.


Sabato 27 Ottobre a San Pietroburgo si marcia contro l'odio. Fa molto freddo, ma splende il sole, la stessa marcia l'ultima volta si era svolta a febbraio sotto la neve. Come sempre ci sono più miliziani che manifestanti, e, sarà una mia impressione, ma in divisa invernale fanno ancora più paura. Quando la colonna si mette in moto c'è una colonna altrettanto solida di poliziotti che tiene la manifestazione in riga. Il percorso è corto e non si svolge in centro, ma sull'isola Vasilevsky, un po' più fuori. Ci sono gli attivisti LGBT, alcuni animalisti, dei gruppi di studenti, manifestanti di uno dei partiti dell'opposizione, Jabloko, e dei socialisti. Chi pensava che il socialismo in Russia fosse cosa del passato si sbaglia. Alcuni cartelli in realtà sono gli stessi di cent'anni fa, tant'è che si può perfino fare riferimento al sito 1917.com. Si sentono slogan contro Putin e contro il governatore della città, che ha promulgato la legge che vieta la propaganda dell'omosessualità. E poi ci sono dei cartonati che rappresentano i ragazzi che non possono essere lì di persona. Perché sono in prigione. Mentre le Pussy Riot le conoscono tutti, Artem Savelov, Stepan Zimin, Jaroslav Belousov, Maksim Luzjanin e tanti altri, all'estero nessuno li ha mai sentiti nominare. E poi ci sono delle altre foto in bianco e nero, tenute in mano dai manifestanti e poi deposte di fronte a una statua in piazza Saxarov, dove la marcia si ferma. Sono foto delle persone uccise (direttamente o indirettamente) per ragioni politiche. E mentre i vari gruppi fermi in piazza continuano a lanciare i propri slogan, una signora zitta zitta comincia ad accendere delle candele per i morti...











Giulia McNope

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