Terremoto in Giappone, allarme radiazioni, guerra in Libia e Bocchino che si fa la Carfagna.
Non è un bel periodo per nessuno.
A meno che non pesi duecento chili e fai un editoriale dopo il Tg1 con i piedi immersi in una cheesecake.
Allora, Giappone. I grattacieli non avevano ancor smesso di tremare, neanche fossero gelatine in "Nove settimane e mezzo", che subito è partita l'ondata di solidarietà da tutto il mondo occidentale, così pura e sincera da far rimpiangere un altro tsunami.
Aver messo la bandiera del Giappone come profile picture su facebook non vi assolverà dal disgusto che provate per il wazabi.
Questo è il mio piccolo test: se dopo il terremoto avete pensato di lasciare la mancia al sushi bar o provato simpatia per Nagatomo siete solo dei piccoli Berlusconi che, in riunione con Chavez, chiamano al telefono la Yespica.
Per fortuna esistono gli Stati Uniti, altrimenti saremmo il popolo più provinciale dai tempi dei Peucezi; antico popolo murgiano celebre per non cancellare mai la cronologia dal pc.
Ora non vorrei ridimensionare una tragedia di simili dimensioni ma, ad essere sincero, non sono tanto gli oltre diecimila morti ad avermi traumatizzato, quanto il fatto che Yoko Ono sia ancora viva.
Come se non bastasse, lo tsunami fa saltare in aria uno ad uno i reattori di un'innocente centrale nucleare nel nord del paese. E via di seghe mentali sul pericolo nucleare in tutto il mondo, come se il tuo docile barboncino avesse appena staccato di netto la testa a un neonato. "Ma il nucleare è una tecnologia sicura!", e finché lo dice la Prestigiacomo imitando un ventriloquo io ci credo.
Poi arriva la terza guerra mondiale e l'Italia chiama lo schema: cambio degli alleati e contropiede. D'altra parte Pozzo ci ha vinto due mondiali.
Mentre Gheddafi decide di fare un supplì degli insorti, Sarkozy indossa l'uniforme sadomaso delle grandi occasioni e Obama si inventa un improbabile appuntamento dal callista.
In tutto ciò Berlusconi, che aveva offerto troie in umido al leader libico fino all'altro ieri, si improvvisa mediatore infilando le braccia nel culo di Frattini e La Russa.
Dicevo di Sarkozy, l'uomo che rivendica gli interessi commerciali in Libia attualmente in mano all'Italia solo per aver fatto smettere di cantare Carla Bruni.
La verità è che ci manca uno scimmione repubblicano che decida autonomamente di bombardare Addis Abeba, così per diversivo.
Tra una bomba e l'altra un sosia a caso di Gheddafi si fa largo tra gli scudi umani e minaccia l'Italia di terribili vendette, come lo sbarco di migliaia di immigrati sulle coste siciliane e il ritorno sui campi da gioco di Saadi. Questo è quello che succede quando si fanno affari con uno stronzo, che è anche la spiegazione della sentenza del processo Mills.
La Libia per anni ha concesso un canale preferenziale petrolifero alla Eni, ha bloccato l'afflusso di immigrati verso l'Italia ammazzandoli prima e dato alla luce Franco Califano.
Sono certo che i Peucezi avessero amici migliori, tutto il resto è sashimi.
Andrea McManaman
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