Il treno rallenta, a volte si ferma alcuni minuti per ripartire goffamente in una danza sgangherata tra i binari. La stazione di Bologna si annuncia così a chi ci arriva. A differenza delle altre grandi stazioni,come Termini,Santa Maria Novella o Milano Centrale,a Bologna i treni non si fermano nel cuore delle banchine, non affacciano mai il loro muso su un'unica passerella,ma aspettano pazienti il loro carico fuori dalla stazione. Quando tanti anni fa ci sono arrivato sapevo che la prima cosa da vedere era l'orologio fermo proprio accanto all'ala della stazione che la bomba aveva sventrato. Dopo averla ricostruita, quella è diventata la sala d'aspetto,dove è visibile un vecchio ritaglio di pavimento scavato dall'esplosione,proprio sotto ad una targa con l'elenco delle vittime. Di fianco c'è lo squarcio di quel giorno. Uno squarcio nel muro, lasciato per poter colpire l'attenzione di chi ci passa,anche solo per un attimo. Anche solo per domandarsi: come mai quel muro è stato lasciato così? E' un paradosso che quella zona della stazione sia stata adibita a sala d'aspetto. Perché su quella targa ci sono 85 nomi, e sembra quasi che riempiano gli spazi vuoti delle sedie. Anche loro in attesa di una verità che è stata negata, ed è seppellita in quel vergognoso capitolo della storia italiana intitolato "stragismo". La giornata di oggi,dedicata alla memoria per le vittime del terrorismo, è una flebile risposta da parte del governo italiano, che ha voluto premiare lo sforzo delle associazioni dei familiari, affinché la condanna alla follia del terrore fosse netta e partecipata. Ma è arrivata tardi, troppo tardi. Troppi anni di silenzio e di ambiguità che hanno reso tanto doloroso il ricordo. Riaprendo gli archivi storici, si ha la netta sensazione che qualcosa non torni, che il depistaggio, le informazioni false e il continuo rimbalzare di accuse e colpe abbiano totalmente soffocato il percorso verso la verità. Un percorso che in alcune circostanze ha cessato la sua vita legale, come nel caso di Piazza della Loggia. Un percorso che ha visto lo stesso governo colpevole di aver taciuto e non aver fatto abbastanza,come per Aldo Moro. Un percorso che non ha restituito alcuna dignità alle vittime ed ha segnato l'inizio di un calvario di chi non aveva risposte ed è rimasto da solo col suo dolore. Siamo davvero fortunati a non sapere che cosa significhi vivere l'enorme beffa che segue al danno, rincorrendo voci,supposizioni e tesi che mettano una pietra sopra agli eventi e lascino liberi di continuare a guardare avanti.
Il Presidente della Repubblica ha colmato un grande vuoto istituzionale,istituendo questa giornata pochi anni fa. Ma non è alla politica che bisogna guardare in questo momento,ma dentro noi stessi. Saremo in grado di guarire dal vuoto di memoria che tutto questo silenzio ha generato? Saremo in grado di far nostra questa giornata, imparando a partecipare ad una celebrazione della collettività e del senso di unità, che vogliono toglierci a tutti i costi? Siamo davvero così incapaci di restare uniti?
Mentre ripenso a Bologna, mi torna in mente quell'orologio fermo. E mi viene da pensare che vittima è proprio l'Italia.
L'Italia tutta intera. Finché tutto questo alone sospeso attorno alle nostre ferite resterà uno spettro da allontanare, saremo vittime anche noi, in quanto cittadini, del terrorismo.
Alessio MacFlynn
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