Prima di entrare nel merito delle argomentazioni, voglio concedermi una considerazione.
Non esisterà nessuna plausibile giustificazione per il non essere andati a dire la propria.
Ancor più perché, dati gli incessanti appelli che denunciano la sempre più fragile tenuta della democrazia (parola di derivazione greca formata da demos=popolo e kratos=potere), il referendum è lo strumento principe di partecipazione popolare alle decisioni collettive.
Il referendum in questione tratterà tre argomenti vitali: nucleare (di cui si parlerà in questo post);acqua pubblica(2 referendum); legittimo impedimento.
Come detto, mi sto proponendo di trattare l'argomento "nucleare".
Non cercherò facili consensi bollando irrazionalmente come del tutto insensata l'idea di un ritorno al nucleare, basando le conclusioni su un puro spirito di parte.
C'è da focalizzare prima il vero problema da affrontare, e tale problema si chiama "dipendenza dai combustibili fossili".
Questi stanno cominciando non troppo lentamente a terminare.
Inoltre, sono molto inquinanti, e anche solo quest'ultima motivazione potrebbe/dovrebbe bastare per far decidere di abbandonarli
Le centrali termoelettriche, alimentate dai suddetti combustibili, continuano ad essere il metodo principe di produzione di energia elettrica.
Tirando le somme, quindi, c'è un determinato fabbisogno energetico che va soddisfatto.
Tale fabbisogno, inoltre, deve poter essere soddisfatto senza ricorrere a produzioni che richiedano l'utilizzo di combustibili fossili.
I sostenitori del nucleare hanno dalla loro la nota elevatissima capacità produttiva.
C'è da premettere, però, che non si sta parlando di ricominciare ad utilizzare centrali inutilizzate. Si sta parlando di spendere soldi pubblici per costruirne di nuove. Soldi pubblici che potrebbero essere indirizzati su progetti più ecocompatibili, e che dovrebbero esservi indirizzati anche se i costi degli altri metodi produttivi fossero più elevati.
Infatti, si sa che prerogativa delle istituzioni è quella di finanziare progetti anche in perdita (compensando con la pressione fiscale), se se ne guadagna in bene collettivo.
Per non parlare del costo dovuto alle esternalità negative procurate dal nucleare (scorie), che viene sistematicamente non quantificato e non monetizzato e che colmerebbe in parte l'eventuale gap.
C'è anche da considerare quella che alcuni definiscono sindrome N.I.M.B.Y (Not in my back yard), ossia, quel modo di comportarsi per cui si è spesso d'accordo su progetti che si ritengono utili (in questo caso, centrali nucleari per coloro che le sostengono), ma non li si vuole nelle proprie vicinanze perché se ne riconosce la pericolosità.
Quindi, vista l'indubbia pericolosità delle centrali nucleari, determinata non solo da eventi catastrofici come quello giapponese, ma, principalmente, dalla necessità di stoccaggio delle scorie, i sostenitori di questo metodo produttivo hanno una sola motivazione plausibile per far prevalere la loro linea: dimostrare l'insufficienza produttiva dei "metodi puliti".
Quando si parla di "metodi puliti", come sappiamo, ci riferiamo generalmente a quelli che convertono l'energia offertaci dalla natura in energia elettrica.
A dispetto di quanto si potrebbe pensare, e di quanto sostiene la parte ad essi avversa, alcuni di questi metodi sono altamente efficienti.
Nella specifico, tolto il fotovoltaico che, notoriamente, ha una resa (rapporto tra energia accumulata e elettricità prodotta) molto bassa, anche se continua ad essere un'ottima soluzione per l'utenza domestica, si tacciono le possibilità offerte da alternative come il solare termodinamico e l'eolico off-shore.
Il primo è un metodo in cui, detto in parole povere, invece di far sbattere la luce sul pannello in modo tale da farle "muovere" gli elettroni e creare corrente, la si convoglia, attraverso una serie di specchi, su un liquido che si scalda. Una volta scaldato il liquido incandescente, lo si fa "mescolare" con un liquido refrigerante, in modo tale da creare vapore. Creato il vapore, lo si utilizza, come in una normale centrale termoelettrica, per far girare una turbina e creare elettricità.
La resa di questo metodo è molto alta (si aggira intorno all' 80%).
L'unica pecca è il suo mal adattarsi alle piccole superfici, ma è risaputo che l'Italia, nel Sud e nelle Isole, ha vaste aree in via di desertificazione. La Spagna,dal canto suo, ha già individuato le sue aree deserte.
Studi, fortemente sostenuti anche da Carlo Rubbia (insomma, non un cretino), dimostrano che basterebbe una superficie di circa 400Kmq (un quadrato di 20Kmx20Km) per soddisfare tutto il fabbisogno energetico mondiale!!! Infatti, si starebbe pensando di installare tali strutture nelle zone più desertiche del mondo (leggi Sahara).
Inoltre, non è detto che non si possa ricorrere anche ad altri metodi. Infatti,come già succede, si potrebbero installare impianti eolici "off shore" (fuori la costa) in zone molto ventose (leggi Mar del Nord), che vadano a compensare le carenze di altri metodi.
Infine, sia l'uno che l'altro metodo hanno ulteriori vantaggi. Il primo produrrebbe energia anche di notte, grazie ad un sistema di accumulo del calore, che si potrebbe protrarre anche fino a tre . giorni, in caso di persistente mal tempo.
Il secondo unisce la non cattiva resa degli impianti eolici con l'eliminazione del problema di integrazione del paesaggio che tanto sta a cuore ai "verdi".
L'Italia, a mio avviso, peccherebbe di un certo anacronismo se decidesse di tornare al nucleare.
Non fu, forse, volendone fare solo una questione economica, un'ottima scelta abbandonarlo a suo tempo (colpevole anche l'ancora caldo ricordo di Chernobyl), ma è arrivato il tempo di concepire un nuovo paradigma di "residenza" su questa nostra amata terra , e le rinnovabili possono esserne la chiave!!!
Massimo McMutton
3 commenti:
Mi permetto di aggiungere Link interessanti
http://www.repubblica.it/ambiente/2009/11/29/news/rubbia_lerrore_nucleare_il_futuro_e_nel_sole-1819909/
http://www.ilpost.it/amedeobalbi/2011/03/15/un-po-di-cose-che-so-sulle-centrali-nucleari/
http://www.facebook.com/notes/antonio-rage-privitera/nucleare-si-nucleare-no/10150112873793861?notif_t=note_comment#!/notes/antonio-rage-privitera/nucleare-si-nucleare-no/10150112873793861?notif_t=note_comment
ti devo correggere: non tutte le centrali sarebbero da rcostruire, quelle vecchie già presenti ma dismesse (come caorso, nel piacentino) verrebbero ammodernate e riattivate.
il punto è che l'uranio, correggetemi se sbaglio, in italia non c'è. passare dalla dipendenza verso petrolio arabo alla dipendenza verso l'uranio russo o cntrafricano è esattamente la stessa cosa, solo che il ptrolio non va smaltito, le scorie sì. e ancora oggi imetodi di smaltimnto sono per lo più "scava una grossa buca e buttaci barili di scorie e cemento.
carlo rubbia, che sotto il governo prodi era residente della task force per le eergie rinnovabili, è stato invece silurato da questo governo che ha come priorità far lavorare i picciotti suoi amici che si occupano di nucleare.
ps: il fotovoltaico non ha una bassa resa. nella provincia di parma gli impianti fotovoltaici producono già buona parte dell'energia che dovrebbe ssere prodotta dalla centrale di caorso per la provincia di parma. ovviamente è arrivato il "consiglio" di non costruirne più, perché guai a diostrare che il governo ha torto.
Grazie del contributo...
Quanto detto non fa altro che avvalorare l'ipotesi di un massiccio utilizzo delle rinnovabili.
Spero che la mia posizione si fosse intesa dal post.
Non mettevo in dubbio la superiorità di questa scelta. Semplicemente ammonivo ad approcciare la questione con spirito critico e non partigiano (e mi pare che tu abbia colto nel segno).
Per quanto riguarda il fotovoltaico, volevo semplicemente intendere che la sua efficienza è di sicuro minore di quella del solare termodinamico, ma che la sua facilità di istallazione lo rende ottimo per le utenze domestiche.
A mio avviso andrebbe IMPACCHETTATA tutta l'Italia con pannelli e microfilm fotovoltaici!!!
Grazie di nuovo del contributo.
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