"Breve vita al fotovoltaico!!! CHEERS!!!"


Da giugno 2011 verrà attuata una drastica diminuzione agli incentivi statali per il fotovoltaico.
Entro aprile 2011 il governo stabilirà la nuova quota di incentivi e la loro "distribuzione" negli anni.

Per inciso, fino a fine 2010, l'Italia aveva incentivi tra i più alti al mondo. Questi hanno comportato un drastico aumento delle installazioni che rischia di creare una "bolla" simile a quella spagnola, in cui, l'anno successivo al concentratissimo picco massimo, si è avuta una disastrosa diminuzione.
Mai che imparassimo da chi sa fare meglio di noi (leggi Germania), la quale, dal 2003, ha portato avanti una coerente politica di incentivi che l'ha portata gradualmente ad avere il doppio della nostra potenza installata.

Per non rovinare quanto fatto fin qui, si è trovata una parziale soluzione.
L' articolo 2-sexies della legge 41/2010 (cosiddetto decreto salva Alcoa) prevede che sia applicata l' incentivazione prevista dal precedente conto energia agli impianti la cui dichiarazione di avvenuta installazione fosse pervenuta al gestore della rete (ENEL) entro il 31 dicembre 2010, e la cui entrata in funzione non superasse la scadenza di giugno 2011.
Tale provvedimento potrebbe non essere del tutto insensato.
La ratio potrebbe stare, vista la "necessità" di diminuire drasticamente gli incentivi , nel preservare l'economicità di progetti intrapresi prima di fine 2010 e che, con le nuove tariffe, sarebbero divenuti molto meno convenienti, quando non sconvenienti.
Nulla di sbagliato se non fosse stato per la quota di italianità presente in tutto questo.
Infatti, la dichiarazione di avvenuta installazione non doveva essere corredata di prove e non era soggetta a verifica (italianità dei governanti- è risaputo che da noi l'autocertificazione,purtroppo, non funziona), e quindi, ovviamente, numerosissime sono state le false dichiarazioni che riguardavano impianti i cui pannelli erano ancora bellamente riposti negli scatoloni (italianità degli utenti).

Ma, arriviamo alle motivazioni del taglio drastico.
Il governo sostiene che la ragione dei tagli stesse nella non proporzionalità tra il peso in bolletta degli incentivi per il fotovoltaico (per chi non lo sapesse gli incentivi li pagano i contribuenti) e la potenza installata. Questi incentivi avrebbero pesato nel 2011 per l'11% della bolletta elettrica.
Insomma, è stato fatto un favore ai cittadini.
Tralasciando la questione energetica (ormai si sarà capito che sono per l'"impacchettamento" di tutti i tetti di Italia), voglio entrare nel merito delle componenti di questo surplus in bolletta.

Per fare ciò bisogna introdurre due argomenti: CIP6 e decommissioning del nucleare.

Il CIP6 è una delibera del Comitato interministeriale per i Prezzi adottata in data 29 aprile 1992, in cui sono stabiliti i prezzi incentivati per l'energia prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate.
Ma che cosa vorrà mai significare questo "assimilate"???
Per capire bisogna prima evidenziare il fatto che l'Italia sia l'unico paese dell' Unione Europeache prevede incentivi per la produzione di energia da termovalorizzatori e impianti a carbone, e, per aggirare i ragionevoli dubbi dell' Unione su come cavolo possa essere considerata energia pulita quella prodotta dalla componente inorganica dei rifiuti,per non parlare di quella prodotta con il carbone, si è ricondotto tale procedimento alla legislazione in materia di trattamento dei rifiuti (che prevedrebbe incentivazione diversa da quella per l'energia).
Inoltre, l'Unione ha sollevato perplessità anche per ciò che riguarda le modalità di incentivazione, sostenendo che sia distorcente il normale funzionamento del mercato.
Infatti, è garantito l'acquisto dai fornitori a prezzo maggiorato da parte dello stato (attraverso il contributo pagato in bolletta), anche se l'energia rimane invenduta. Vi sfido a riuscire a non trovare l'incoerenza.

Passando ora alla questione del decommissioning del nucleare, con questa espressione si intende il costo derivante dalla chiusura degli impianti nucleari pre-referendum. Anche qui non sono state poche le perplessità europee.
Infatti, l'europa riconosce il diritto al rimborso statale per quelle imprese che, a cavallo del referendum, avevano centrali in costruzione, ma sostiene anche che tale rimborso (che viene pagato in bolletta dai cittadini), sia eccessivo, perché pagherebbe anche la parte di costi inerenti la gestione dei rifiuti che, invece, avrebbe dovuto essere di competenza degli operatori nucleari prima della chiusura delle centrali e durante la loro dismissione.

Tirando le somme, il vantaggio che se ne trarrebbe in bolletta sarebbe di molto inferiore al tanto declamato 11%.

BRINDIAMO DUNQUE ALLA MORTE DEL FOTOVOLTAICO!!! CHEERS!!!

Massimo McMutton


0 commenti:

Posta un commento

 

Facebook

Archivio

Twitter

Tumblr